— 97 — 1’ anima dal corpo, o restituisce la terra alla terra. I Fenici posteriormente accolsero il vocabolo Agonia nel medesimo senso usato dai Pelasgo-Albanesi, ed i Greci che raccolsero il retaggio fenicio tuttavia lo conservano, come il lettore potrà osservare nel quadro delle lingue confrontate. Quatto chinato per celarsi all’altrui vista, donde poi è derivato, acquattare, nascondersi, chinarsi per non esser visto. Questo vocabolo a noi pare che derivasse dall’albanese Ckièttu donde l’italiano quieto, e lo stesso latino quies, quietis, quieti; e da Ckièttu il verbo Chièttur, serbar silenzio, non fiatare, che contiene in se l’idea di nascondersi, perchè chi si nasconde senza serbar silenzio già è visto è scoperto: e dall’albanese Ckièttu è derivato il Chiut dei Francesi, Zitto. Tack è un vocabolo, che gl’inglesi usano nel senso di chiodetto. Il Johonson pretende che il verbo Tack sia all’Inghilterra pervenuto dalla vicina Brettagna, e poscia rivestito della forma di nome sostantivo. Gli Ebrei per dinotare congiungere dicono: Tacita. Gli Albanesi hanno Tac e Taccia per dinotare proprio il chiodetto che serve a congiungere legno a legno, o materia a materia; quindi pare chiaro che il vocabolo inglese Tack sia derivato dall’idioma pelasgo-albanese, ed anche perchè cogli Ebrei gl’inglesi ebbero attaccamento e commercio quando già la lingua pelasgo-albanese aveva fatto il suo tempo e prestato i radicali alla inglese. Da Taccia chiodetto da servire anche per congiungere, siamo indotti a credere che sia derivato il vocabolo italiano attaccare, nel senso di congiungere, per la ragione che anche la lingua italiana è emanazione della pelasgo-albanese. Gualano è un vocabolo in uso negli Abruzzi e nelle Puglie ancora, per dinotare il bifolco o custode dei buoi. Vuole l’illustre e dotto Borrelli P. che sia vocabolo ebraico, perchè per dinotare, aggiogatore di buoi, gli Ebrei ànno la voce Ghuelem; ovvero che appartenga agli Arabi, i quali nello stesso senso usano la voce Ghulan. Gli Albanesi generalmente hanno l’identico vocabolo che usano gli Abruzzesi e Pugliesi, che sono discendenze pelasghe; nel senso di custode de’buoi, e dicono: Gualàni ini esct indèrem: il mio custode de’buoi, è persona 13