IL PRANZO DI GALA 325 come me indossavano al ballo la giubba, erano una stonatura in mezzo a quella varietà di colori dei costumi montenegrini, e allo scintillìo delle decorazioni delle quali erano coperte le uniformi del corpo diplomatico. Al pranzo tutti gli invitati trovarono al loro posto piccole bomboniere elegantissime coi co- lori nazionali italiani e serbi, e con sopra dei piccoli ritratti somigliantissimi di Re Umberto, della Regina Margherita, del Principe Regnante, della principessa Milena e degli Sposi. Il ricevimento ebbe luogo subito dopo il pranzo. Le sale del palazzo erano ornate con molto gusto, con una grande profusione di ricchissimi tappeti orientali e di bellissimi fiori. Sulla scala che mette al gran salone da ballo, dove in grandi quadri spiccano i ritratti degli antenati del Principe, facevano ala i soldati della guardia e quattro albanesi con la loro corta sottana bianca, che fa un contrasto così curioso con la tunica arabescata e il revolver la cui im- pugnatura esce dalla cintura. L’ho chiamato ballo, ma veramente non c’ era nulla di prestabilito, e, sebbene vi fosse stato il pranzo di gala, la festa che susseguì ebbe tutto il carattere di una sauterie improvvisata, di una cosa assolutamente famigliare e senza etichetta. Avutone il permesso dal padre, fu il Principe