Pubblicazioni sulla storia medioevale italiana 29 scuola ravennate, e ornata da artisti greci. Stretti vincoli legano questa chiesa con s. Lorenzo di Milano, che il R. dà per anteriore all’assedio di Uraia, 538. Anche a Parenzos’ incrocia 1’ opera di artisti ravennati e di artisti greci. Del tempo di s. Vittore di Ravenna (564 circa) è s. Pietro in Sylvis, presso Bagnacavallo. Poco posteriore è il duomo di Grado. Opere ravennati sono s. Maria in Valle di Cividale (770 circa) e il sepolcro di Teodato a Pavia, il battisterio di Callisio e 1’altare di Rachis a Cividale. I Longobardi, per causa dell’ odio di razza, non ricorrevano ad artisti greci; ma si rivolgevano invece ai ravennati- Così il R., dal quale anche qui potrebbesi desiderare qualche migliore spiegazione sulla contrapposizione in cui egli colloca i greci verso i Ravennati, trattandosi del caposaido della sua teoria. I maestri.co-macini sono ricordati per la prima volta nel Codice di Rotari, ed il R. crede che tale vocabolo venga da Como : ma a questo proposito varie cose afferma, che avrebbero bisogno di prove. Attribuisce, per 1’ età longobarda, ad Anastasio bibliotecario, il Lib, ‘Pont. (p. 134), il che non può ammettersi. La citazione : Troya, Cod. dipi, long., dice quasi nulla, trattandosi di un’opera cotanto voluminosa. Dal modo con cui parla (p. 147) di una iscrizione, apparisce ch’egli non ha molta pratica di cose paleografiche. Osservazioni tecniche nuove e importanti fa invece sulle opere di architettura del sec. Vili, e merita certo la maggiore considerazione il suo esame (p. 188) sulle caratteristiche dell’ architettura di questo tempo. Parla diffusamente del ciborio di s. Giorgio di Valpolicella, ma non so perchè lo attribuisca proprio al 712, e non piuttosto al 720 circa (cf. Bethmann-Holder Egger, in N Archiv, III, 248). Venendo all’età franca, ne considera anche la espansione artistica oltr’alpi e parla p. es. della cappella palatina di Aquisgrana. Cita male (p. 214) il Cod. Carolimi*. Notevoli assai sono le notizie sull’ architettura dalmata al-l’età di Carlo Magno. Così ci avviciniamo all’ origine