NEI RAPPORTI INTERNAZIONALI 193 Ciò provocò un grande sdegno in Inghilterra, cosicché per qualche giorno si temette che anch’essa entrasse nella lotta; ma il governo russo si dichiarò subito disposto a rimettere la contesa al tribunale arbitrale dell’Aja, e questa proposta fu accettata dall’Inghilterra. A Porto-Arthur tutti gli sforzi dei difensori per allontanare il nemico venivano costantemente infranti; il 30 novembre i Giapponesi si impadronirono della collina di 203 metri, che dominava tutte le fortificazioni ed il porto; poterono così bombardare anche le ultime navi russe, che vi erano rimaste. Alla fine di dicembre i Russi ebbero il dolore di perdere il generale Kondratenko, che era stato l’anima della resistenza; pochi giorni dopo (il 2 gennaio 1905) avvenne la capitolazione di Porto-Arthur, dopo un assedio di 210 giorni. Allora tutte le forze dei Giapponesi furono dirette su Mukden, dove il generale Kuropatkin corse gravissimo rischio di essere accerchiato. Solo con perdite enormi i Russi riuscirono ancora ad aprirsi una via ripiegando verso Kharbin, mentre Mukden cadeva nelle mani dei Giapponesi (10 marzo 1905). Intanto la flotta del Baltico, composta di ben 20 navi con 11 mila uomini, era riuscita a compiere la magnifica traversata dall’Oceano Atlantico nell’Oceano Indiano e nell’Oceano Pacifico ed arrivava nei mari della Cina; ma al passaggio dello stretto di Tsuscima fu assalita dalla flotta dell’ammiraglio Togo, ed in due giorni di combattimento restò distrutta (27-28 maggio 1905); gran parte dell’equipaggio perì annegata. La notizia della distruzione della flotta venne a togliere le ultime speranze all’esercito russo, che continuava ancora a difendersi contro l’inseguimento dei Giapponesi. Contemporaneamente questi facevano anche uno sbarco nell’isola Sacalin, e senza incontrare gravi opposizioni la occupavano. La Russia era vinta definitivamente. Il bisogno per il Giappone di consolidare nella pace i vantaggi ottenuti e per la Russia di raccogliersi dopo un’avventura infelice aveva determinato un vivo desiderio di riavvicinamento tra i due paesi. Ed ecco avanzarsi a farla da paciere il Capo di quel popolo americano, che da lungo tempo sorvegliava con grande interesse le vicende dell’Estremo Oriente. P. Orsi: La storia mondiale - II. 13