LA TRIPLICE E LA DUPLICE *35 ma per la mancanza di una preparazione fatta a tempo, questi rinforzi non diedero il frutto che se ne sarebbe potuto trarre. Gli Abissini avanzandosi circondarono il forte di Macallè, che fu gloriosamente difeso per quaranta giorni da un piccolo presidio comandato dal maggiore Galliano. Ciò ritardò l’avanzata nemica, finché Menelik, impressionato della forte opposizione incontrata e delle gravi perdite subite, decise di lasciare alla guarnigione di Macallè, ridotta ormai agli estremi per mancanza d’acqua, libertà di uscire con armi e bagagli per raggiungere il resto delle truppe italiane concentrate in Adigrat. Data la situazione dei due eserciti, nel febbraio 1896 il generale Baratieri credette che il partito migliore sarebbe stato quello di una ritirata fatta bene per porre spazio tra noi e il nemico, guadagnar tempo e poter così preparare una organizzazione proporzionata alle necessità. Il Governo però, che non conosceva le difficoltà in cui si trovava il corpo di spedizione, desiderava una riscossa immediata per dare soddisfazione al paese ed eccitava il governatore all’offensiva; molti degli ufficiali, che erano al fianco del Baratieri, anelavano anch’essi all’avanzata. Egli non ebbe la forza nè di far trionfare il suo pensiero in alto, nè di imporlo in basso; forse di fronte allo spirito audace dei suoi dipendenti, avversi ad ogni soluzione che potesse sembrare debolezza, Baratieri deve aver dubitato di sé stesso e ritenuto che meglio vedessero nel futuro gli apostoli di ogni ardimento; perciò finì per decidersi per una cosa intermedia: fare uno sbalzo in avanti ed occupare una forte posizione, nella speranza o di determinare una ritirata dell’avversario o di accettare un combattimento in posizione vantaggiosa e così rendere, dopo questa sfida al nemico, la nostra ritirata più facile e più accettabile anche dall’opinione pubblica italiana. Il i° marzo 1896 fece avanzare le sue truppe (circa 17 mila uomini) contro i nemici accampati nei dintorni di Adua. L’avanguardia, composta della brigata Indigeni comandata dal generale Albertone, sia per una non esatta interpretazione degli ordini, sia per errori esistenti nello schizzo che li accompagnava e che dimostrano la scarsa conoscenza che si aveva del terreno, sia per il troppo slancio del suo comandante (« Albertone era di quelli che nell’incertezza vanno avanti ») avanzò oltre il punto indi-