52 NUOVA FASE gran parte funzionari dello Stato), ed esso respinse la domanda delle Potenze; allora la Conferenza si sciolse. Poco dopo per uno dei soliti intrighi di palazzo il gran vizir Midhat pascià cadde in disgrazia del Sultano, geloso forse degli elogi che i giornali d’Europa rivolgevano al suo ministro celebrandolo come l’iniziatore del nuovo governo costituzionale della Turchia; Midhat pascià fu arrestato il 5 febbraio 1877 ed espulso dalla Turchia (1). Per superare le difficoltà del momento il governo turco prese a trattare direttamente con la Serbia e il Montenegro, e mostrandosi moderato nelle sue pretese con la Serbia, che era stata sconfitta, riuscì a concludere con essa la pace sulla base dello statu quo ante. Non fu possibile invece farla col Montenegro, che era orgoglioso delle sue vittorie e si sentiva sostenuto dalla Russia. Alessandro II infatti era ormai deciso ad agire; solo cercava di trascinare il lavorio diplomatico sino alla primavera, ed intanto volle assicurarsi la neutralità benevola dell’Austria mediante un accordo segreto fatto con Francesco Giuseppe, al quale egli promise di lasciargli occupare, date certe eventualità, le provincie occidentali della penisola balcanica. Nel marzo del 1877 ebbe luogo a Costantinopoli la prima riunione del Parlamento turco; essa dimostrò l’assoluta impreparazione di quel paese (così profondamente diviso per razze, per lingue e per religioni) al governo costituzionale, ma servì al Sultano per eccitare l’orgoglio turco e far respingere energicamente dall’Assemblea ogni idea di ingerenza dell’Europa negli affari della Turchia. Scoppiata poi la guerra, le sedute del Parlamento furono sospese e per ben trent’anni esso non fu più convocato; si ebbe il governo personale ed assoluto di Abdul-Hamid II. Intanto lo czar aveva notificato all’Europa che i suoi eserciti avrebbero passato la frontiera. Una sola Potenza protestò contro questa dichiarazione di guerra: l’Inghilterra. Veramente il go- (!) L’anno dopo, Midhat pascià ottenne di rientrare nell’impero e fu nominato governatore della Siria; ma nel 1881 fu coimplicato in un processo per l’assassinio del sultano Abdul-Azis e condannato a morte. Per l’intervento del corpo diplomatico la pena di morte fu commutata nella relegazione a Taif in Arabia (presso la Mecca), dove egli poi mori nel 1884; l’opinione pubblica credette ad una fine violenta.