NEI RAPPORTI INTERNAZIONALI scevano esattamente l’impreparazione della Russia, giudicando che il momento era per essi favorevole, precipitarono le cose: il 6 febbraio 1904 il Giappone richiamò il suo ambasciatore da Pietroburgo e senza procedere a dichiarazione di guerra la iniziò: nella notte dall’8 al 9 febbraio a Porto-Arthur torpediniere giapponesi silurarono alcune corazzate russe danneggiandole gravemente. I Giapponesi ripeterono press’a poco la guerra condotta molti anni prima contro la Cina: sbarcarono truppe in Corea (il cui governo dichiarò di allearsi col Giappone e di lasciargli piena libertà d’azione nel suo territorio) e bloccarono Porto-Arthur. Subito apparve che la Russia era il colosso dai piedi d’argilla; essa non si era fatta un’idea precisa della grande forza militare del Giappone e non aveva preparato nulla di ciò che sarebbe occorso per poter operare a così grande distanza dal centro dei suoi dominii; invece il Giappone, vicino e divenuto presto padrone del mare, potè trasportare sul luogo con grande facilità un considerevole numero di truppe. Nonostante quindi la sproporzione apparente di forze, la situazione del Giappone si trovò presto avvantaggiata, tanto più che in esso la guerra era desiderata da tutta la nazione, che ne comprendeva chiaramente lo scopo e l’importanza e la sostenne con grande entusiasmo patriotico, mentre l’immensa maggioranza del popolo russo la subì di malanimo nella piena persuasione della sua inutilità. Dopo i primi disastri lo Czar destinò al comando della flotta di Porto-Arthur l’ammiraglio Makaroff, che godeva la fiducia della nazione, e nominò comandante supremo dell’esercito di terra dell’Estremo Oriente il generale Kuropatkin, che conosceva bene i luoghi nei quali si doveva combattere. Il 13 aprile la nave ammiraglia russa uscita da Porto-Arthur urtò in una mina subacquea e saltò in aria; il Makaroff morì e con lui la Russia perdette una grande speranza (x). Nello stesso tempo l’esercito giapponese, che era in Corea, incominciava il passaggio del fiume Yalu, e per la grande supe- (!) Nel disastro di questa nave perì anche il grande pittore russo di battaglie Wereschtsagin. La catastrofe era avvenuta per la trascuranza delle precauzioni più elementari e per troppo disprezzo del nemico.