E LO SCOPPIO DELLA GUERRA MONDIALE 327 tabile. Il ministro francese degli esteri, Bienvenu Martin, (che in assenza di Viviani rappresentava il governo francese), rispose all’ambasciatore tedesco a Parigi che gliene parlava, che il modo migliore di evitare una guerra generale era di evitare una guerra locale. Per qualche giorno l’Inghilterra parve tenere la chiave della situazione, sia perchè era l’unica grande Potenza non ancora legata ufficialmente ad un’alleanza, sia perchè era la meno interessata nella questione austro-serba; il ministro Grey poi era personalmente preoccupato della sua responsabilità di fronte al Parlamento per gli accordi segreti fatti con la Francia; si adoperò quindi a tentare di scongiurare la catastrofe. Propose perciò alla Germania di associarsi all’Inghilterra e alle due Potenze meno interessate nella questione (Francia e Italia) per un’azione concorde di mediazione tra l’Austria e la Russia. La Francia e l’Italia aderirono; ma il governo tedesco sollevò delle difficoltà dicendo che tale conferenza equivarrebbe a una Corte di arbitrato, la quale non potrebbe essere convocata che a richiesta dell’Austria; che d’altra parte la Serbia non poteva essere collocata sullo stesso piano dell’Austria; soggiunse poi che esso non voleva mettersi di traverso al suo alleato e che perciò preferirebbe uno scambio di idee tra le Potenze direttamente interessate. Il ministro Grey rispose che non si trattava di arbitrato, ma di cercare una base di accomodamento, soggiungendo che lasciava alla Germania di proporre il modus operandi; e così la cosa si trascinò per questioni di procedura, in mezzo a sospetti e diffidenze. L’Italia fece la proposta che dietro la pressione delle Potenze la Serbia accettasse per intero tutte le domande austriache: così avrebbe avuto l’apparenza di cedere all’Europa e non all’Austria, e le Potenze avrebbero regolato poi i dettagli dell’esecuzione. Ma intanto la domanda russa di una proroga era stata respinta dall’Austria. Questa anzi, sebbene non fosse ancora pronta per incominciare subito le operazioni, il 28 luglio, appunto per impedire ogni tentativo di intervento diplomatico, dichiarò guerra alla Serbia, mettendo così l’Europa dinanzi a un fatto compiuto: nel proclama allora pubblicato Francesco Giuseppe affermò di « assumere tutto il peso della sua decisione e la responsabilità, a cui andava incontro, verso l’onnipossente Iddio ».