2l6 EQUILIBRIO INSTABILE presi tra le due Potenze; e poiché la proposta austriaca aveva suscitato malumori anche a Roma, a Belgrado, a Cettigne e a Sofia, il governo russo a nome di tutti questi oppositori domandò la concessione di una ferrovia dal Danubio all’Adriatico, da Ra-doievatz a S. Giovanni di Medua o ad Antivari. * * * La questione delle ferrovie balcaniche segnò il risvegliarsi delle ambizioni austro-ungariche nella penisola balcanica. L’Austria sembrava stanca di rappresentare nella Triplice Alleanza una parte di second’ordine; specialmente il principe ereditario Francesco Ferdinando, ormai più che quarantenne, si proponeva di infondere all’impero un nuovo vigore di vita; perciò nel 1906 aveva fatto nominare a ministro degli esteri il barone di Aehrenthal ed a Capo di stato maggiore il generale Conrad di Hòtzendorf, due personalità da lui giudicate adatte a procurare lo sviluppo della potenza dell’Austria. Per ragioni personali il Principe ereditario viveva un po’ appartato dall’ambiente di Corte, affezionato com’era alla famiglia che egli si era creata. Quando, alcuni anni prima, si era innamorato di una signora della piccola nobiltà boema, la contessa Sofia di Koteck, l’imperatore si era opposto energicamente a tali nozze; poi finì per dare il suo consenso a un matrimonio morganatico, cosicché l’arciduca sposandosi nel 1900 aveva dovuto rinunziare per la moglie e per i figli ad ogni diritto di successione. L’imperatore per innalzare un po’ la sposa le assegnò il titolo di duchessa di Hohenberg, estensibile ai discendenti; ma anche dopo il matrimonio, essa, per la rigorosa etichetta dominante alla Corte di Vienna, era considerata come inferiore alla più giovane delle arciduchesse, cosicché spesso nelle cerimonie si era vista infliggere delle umiliazioni dai membri della famiglia imperiale; perciò finì per rinunciare ad intervenirvi, e da parte sua il principe Francesco Ferdinando prese a fare colla famiglia lunghi soggiorni in campagna nel suo magnifico castello di caccia di Konopisch (in Boemia). Egli si occupava molto volentieri dell’esercito, da lui considerato come lo strumento essenziale di unificazione della monarchia