318 LA TRAGEDIA DI SERAJEVO riguardo verso la loro sensibilità nazionale; quel giorno il principale giornale di Serajevo si limitò ad annunziare la visita dell’arciduca, ma dedicò la maggior parte delle sue colonne a commemorare la battaglia di Kòssovo. Era domenica e una splendida giornata; la città era addobbata a festa ed animata più del solito per il gran numero di ufficiali e soldati appartenenti ai corpi, che avevano partecipato alle manovre, e per le molte persone affluite dalla campagna per assistere alla rivista: le vie erano piene di una folla, non trattenuta affatto da cordoni militari. Il municipio offriva un ricevimento in onore dell’arciduca e della duchessa: verso le ore dieci essi fecero il loro ingresso in città in un’automobile scoperta insieme col generale Potioreck, governatore militare della Bosnia, che segnalava agli ospiti le cose più interessanti. Ad un certo punto fu lanciata una bomba contro di essi; secondo quanto si disse, l’arciduca ebbe la prontezza di respingere con la mano l’ordigno micidiale, che cadde sulla strada, dove scoppiò rovinando completamente l’automobile successiva; i principi rimasero illesi, ma un colonnello del seguito e parecchi spettatori furono feriti. Mentre il lanciatore della bomba, un giovane tipografo (Cabri-novich) veniva arrestato, l’automobile principesca proseguiva verso il municipio. Ivi il sindaco prese a leggere il discorso preparato prima, come se nulla fosse avvenuto: ma quando egli accennò alla grande gioia della cittadinanza per la venuta dell’arciduca, questi lo interruppe dicendo: « Sono venuto come visitatore e mi si lancia una bomba! »; poi lasciò proseguire il discorso. Dopo il ricevimento, durato mezz’ora, l’arciduca volle farsi condurre all’ospedale, dove erano stati portati i feriti; ma all’angolo di una via, mentre l’automobile rallentava la marcia per la voltata, furono tirati, a piccola distanza, due colpi di rivoltella, che colpirono l’arciduca e l’arciduchessa: condotti al palazzo del governo, entrambi spirarono pochi minuti dopo. Anche l’autore del secondo attentato fu immediatamente arrestato: era uno studente di liceo di vent’anni, Princip. Dalle dichiarazioni dei due autori degli attentati risultò che essi erano bosniaci, fanatici fautori delle idee panserbe; lo studente Princip disse al giudice istruttore che «i colpi mortali da lui sparati apriranno la via all’esercito serbo per