290 PROFONDI CAMBIAMENTI * * * L’ingerenza degli Stati Uniti si faceva sentire ogni giorno più, specialmente nei piccoli Stati dell’America centrale. Più volte si erano ripetuti i tentativi per istringere in un’unione le cinque piccole repubbliche di Guatemala, Honduras, Salvador, Nicaragua e Costarica; ma essi erano sempre falliti per le continue rivoluzioni interne, che agitavano quei paesi, e le loro frequenti lotte di rivalità. Nel 1907 per l’interposizione dei due grandi Stati vicini, gli Stati Uniti ed il Messico, le cinque repubbliche si indussero a mandare i loro delegati ad una Conferenza, che si tenne a Washington, col proposito di assicurare la pace e la buona armonia; in essa fu infatti deliberato un trattato generale di pace e di amicizia; fu istituita un’Alta Corte di Giustizia centro-americana (che ebbe sua sede a Cartago, poi a San Josè nella repubblica di Costarica) per regolare le contese che potessero sorgere; pure a Costarica fu fondato un istituto pedagogico comune, a Guatemala un Ufficio Internazionale, a Salvador una Scuola pratica d’agricoltura, in Honduras una Scuola di miniere e di meccanica, e a Nicaragua una Scuola d’arti e manifatture. Purtroppo le buone intenzioni per la fusione non poterono fruttificare a causa dei nuovi disordini. Il Presidente del Nicaragua, Santos Zelaya, che teneva tale carica fin dal 1893, aspirava non solo a mantenersi al potere, ma anche a stabilire l’egemonia politica del Nicaragua sulle altre repubbliche; di fronte alle opposizioni che incontrava, anch’egli procedeva ad abbatterle con mezzi violenti; nel 1909 scoppiò contro di lui un’insurrezione. Siccome il Presidente aveva fatto giustiziare due cittadini nord-americani presi con le armi alla mano nelle file degli insorti, gli Stati Uniti mandarono navi e soldati per punire il Presidente e ristabilire l’ordine. Allora il presidente Zelaya rassegnò le dimissioni (17 dicembre 1909), e alcuni giorni dopo riparò nel Messico. Ma le agitazioni non cessarono e si ebbe quasi ogni anno un nuovo Presidente. Intanto però gli Stati Uniti, accordando al Nicaragua un prestito di 15 milioni di dollari per il pagamento dei debiti e per lo sviluppo materiale del paese, prendevano in garanzia una parte del reddito delle dogane, e così