ALLA TRIPLICE ALLEANZA poggio dell’Inghilterra, sempre gelosa della potenza marittima francese; non pensava che appunto la prossimità del Capo Bon alla Sicilia restringendo in quel punto il Mediterraneo doveva indurre il governo inglese a pensare che per la sicurezza delle sue comunicazioni non gli conveniva che le due rive tunisina e siciliana appartenessero alla stessa nazione. Il governo italiano decise di mandare a reggere il consolato di Tunisi un elemento molto attivo, il console Macciò, che già a Beirut aveva cercato di controbattere l’influenza francese. Il suo arrivo il 20 dicembre 1878 a bordo di una nave da guerra e lo sbarco di una compagnia di soldati italiani, che stazionò tutto il giorno attorno al consolato, destarono a Tunisi una viva emozione. Il governo francese dubitò che il risveglio italiano potesse essere derivato da incoraggiamenti dati dalla Germania, ed incaricò il suo ambasciatore a Berlino di interpellare Bismarck se aveva modificato i suoi propositi su Tunisi. Questi dichiarò esplicitamente all’ambasciatore (dispaccio del 5 gennaio 1879): «Io credo che la pera tunisina sia matura e che è tempo per voi di coglierla; l’insolenza del Bey a vostro riguardo è stata il sole di agosto per questo frutto africano, che ora potrebbe guastarsi o essere rubato da altri, se voi lo lascerete più a lungo sull’ albero... Il popolo francese ha bisogno di qualche soddisfazione di amor proprio ed io desidero che la ottenga nel bacino del Mediterraneo, sua sfera d’espansione naturale; più otterrà successi da quella parte e meno sarà portato a far valere contro di noi lagnanze e dolori, di cui non discuto la legittimità, ma che non è in nostro potere di calmare.... Ai miei occhi Tunisi è compresa nell’ orbita francese, .... e noi non sapremmo ammettere che si pretendesse di fare di Tunisi un prolungamento de\V Italia irredenta ». La Francia quindi continuò a svolgere con attività il suo lavoro di penetrazione in Tunisia, il che determinò presto un vivo contrasto col governo italiano, che da parte sua aveva preso a favorire tutte le iniziative intese a sviluppare i nostri interessi in quella regione, che contava già molti nostri coloni. I consoli delle due Potenze si lanciarono in una gara di rivalità di influenza presso il Bey Mohammed-es-Sadok. A un certo punto il governo francese credette di constatare che il Bey favorisse gli Italiani e se ne allarmò; invece di continuare a svolgere un’azione diplomatica decise di