ED ACCORDI PER LA SPARTIZIONE DELL’AFRICA 101 tadini e i nobili. Accordò ai contadini una riduzione delle imposte e delle annualità di riscatto ancora dovute allo Stato, e largheggiò verso i nobili in privilegi di indole economica e politica, affinchè potessero continuare a tenere il primo posto nello Stato: fondò perciò una banca per i nobili sovvenendola riccamente e modificò l’amministrazione locale a vantaggio della nobiltà per modo che i contadini tornarono a trovarsi sotto il governo dei nobili. Per quanto riguarda la politica estera, Alessandro III tenne sempre al suo fianco come Cancelliere dell’impero Nicola di Giers, succeduto a Gorsciakoff nel 1882, e d’accordo con lui non spinse mai troppo a fondo i contrasti; anzi nel 1884 aderì all’invito di Bismarck per un segreto trattato di amicizia (vedi pag. 103). In realtà lo czar si sentiva isolato: la Francia gli faceva grandi dimostrazioni di amicizia, ma egli non osava affidarsi ad essa, sia perchè la repubblica rappresentava ai suoi occhi la rivoluzione, sia anche perchè gli appariva ancora troppo agitata da discordie intestine. * * * La Francia infatti attraversò in quegli anni una nuova crisi. La politica coloniale, che il partito repubblicano di governo (detto dagli avversari opportunista) era venuto svolgendo, veniva fieramente combattuta dal partito radicale, che disapprovava anche l’intonazione moderata che esso teneva nella politica interna. Questi contrasti tra i repubblicani ridestarono le speranze dei monarchici, i quali dopo la morte del duca di Chambord si erano raccolti tutti attorno al pretendente orleanista, il conte di Parigi. Nel 1886 questi diede una sua figlia in sposa al principe ereditario del Portogallo, Carlo; in tale occasione ebbero luogo da parte dei suoi partigiani delle clamorose manifestazioni in senso realista. Allora il governo repubblicano emanò la legge di espulsione contro i pretendenti, stabilendo che i figli primogeniti delle famiglie, che avevano regnato in Francia, non potessero soggiornare nel territorio francese f1). (*) Il conte di Parigi riparò in Inghilterra, dove morì nel 1894 lasciando erede delle sue pretese il figlio primogenito duca d’Orléans. Naturalmente fu espulso anche il rappresentante della dinastia napoleonica che, dopo la morte del