I. LA GERMANIA PRESA A MODELLO DA TUTTA L’ EUROPA Il periodo 1814-1871 si chiuse con due grandi cambiamenti nella vita politica d’Europa: l’unità d’Italia e l’unità tedesca. In Italia la direzione del movimento nazionale era stata assunta dal Piemonte: uno Stato di 5 milioni di abitanti, che in due anni (dalla primavera del 1859 alla primavera del 1861) si trasformò in un regno di 22 milioni di abitanti; esso quindi non potè mantenere a lungo un predominio nel nuovo Stato. In Germania invece la Prussia, che aveva diretto l’opera dell’unificazione, contava già da un secolo fra le grandi Potenze d’Europa ed al momento dell’unione aveva essa sola una popolazione superiore a quella complessiva di tutti gli altri Stati che entrarono a far parte dell’impero; la Prussia quindi restò la grande dominatrice, tanto più facilmente che l’eminente ministro, che aveva attuato le aspirazioni della nazione, tenne ancora nelle sue mani per venti anni le redini del governo. La prima opera, a cui attese il Reichstag, fu di redigere ufficialmente la costituzione dell’impero coordinando tutti i trattati conclusi nell’autunno precedente: ciascuno dei 25 Stati della Confederazione conservò il proprio governo, il proprio parlamento e la propria legislazione per le materie non comprese sotto la designazione di affari comuni; per questi si stabilì un governo, un parlamento e una legislazione che ebbero la prevalenza; e questo governo federale fu essenzialmente nelle mani del re di Prussia. Quanto alla Alsazia-Lorena tolta alla Francia, Bismarck dichiarò che, posto dinanzi al quesito o di annetterla alla Prussia o di dichiararla paese dell’impero (Reichsland) finché fosse divenuta maggiorenne nella famiglia germanica per prender parte anch’essa al P. Orsi: La storia mondiale - II. 1