i8 LA GERMANIA PRESA A MODELLO nella persona di Thiers, che promise di pensare soltanto a concludere la pace e a riorganizzare la Francia lasciando impregiudicata la forma di governo. L’Assemblea contenta di questa promessa di neutralità votò i preliminari di pace, poi l’11 marzo chiuse le sue sedute a Bordeaux stabilendo di riunirsi fra pochi giorni, non a Parigi dove pure si stabiliva il potere esecutivo, ma a Versailles (x). Con questa deliberazione l’Assemblea dimostrava di temere Parigi come centro rivoluzionario; alla loro volta i repubblicani di Parigi vedevano in questa Assemblea, che essi per dispregio dicevano assemblea di rurali, la reazione, e se ne allarmavano. Di fronte a questo contrasto, dinanzi a un paese esasperato per i disastri subiti ed agitato dalle più fiere passioni di partito, sarebbe occorso un governo molto forte; invece esso era assai debole, perchè una gran parte delle truppe regolari era ancora prigioniera in Germania, e la guardia nazionale di Parigi era ormai passata nelle mani dei rivoluzionari, perchè dopo la capitolazione gli elementi agiati avevano cercato subito di esonerarsi da quel servizio, cosicché vi erano rimasti soltanto quelli che desideravano ricevere il soldo giornaliero, e molti di questi si erano lasciati suggestionare dagli agitatori di professione. L’Assemblea, per diminuirne il numero, soppresse il soldo ad ogni operaio che non presentasse un certificato attestante di aver cercato invano del lavoro; provvedimento che irritò molto la plebe parigina. Intanto un altro decreto dell’Assemblea venne a suscitare lo sdegno della piccola borghesia: durante l’assedio il pagamento degli affitti e la scadenza delle cambiali erano stati sospesi; si domandò di prolungare ancora per qualche tempo questa sospensione perchè gli affari non avevano ancora ripreso il loro andamento solito; ma l’Assemblea rifiutò questa proroga; in quattro giorni si ebbero 150 mila protesti di cambiali. (l) Leone Gambetta, disgustato fin dalle prime sedute dell’Assemblea per l’indirizzo politico da essa assunto, diede le dimissioni e si ritirò per qualche tempo a S. Sebastiano (in Ispagna), il che fu per lui una fortuna, perchè cosi si trovò lontano dalla Francia nei giorni dolorosi della Comune e potè conservare intatto il suo prestigio. Anche Garibaldi era stato nominato membro dell’Assemblea di Bordeaux, ma in seguito alle accoglienze poco favorevoli dei deputati rurali aveva dato subito le dimissioni e se ne era ritornato a Caprera.