180 salvarsi a nuoto, non pochi annegarono, e tutta la flotta fu perduta (1). Fu una disfatta totale : fu un annientamento della flotta veneziana: impossibile descriversi lo sgomento, il lutto della città a tale notizia. Non v’ era quasi casa che non avesse a piangere qualche morto o prigioniero; quali sarebbero le conseguenze di tanta ruina nessuno poteva misurare : fin dove porterebbe i Genovesi l’orgoglio dell’ottenuta vittoria ? Primo pensiero fu intanto quello di rendere gli offici funebri a’ morti, di provvedere al sollievo de’ prigionieri pei quali furono mandati cinquemila ducati a Genova. Poi a provenire mali maggiori si spedirono ambasciatori a Padova, a Verona, a Ferrara, a Mantova per domandare soccorsi, furono scritte lettere ai varii rettori, consoli, baili ispirando loro coraggio e che della saluto della patria non disperassero. Ma infatti la condizione di questa era miserrima e per nuove sciagure peggiorava. Un genovese Francesco Cata-luzzo, riuscito a cacciar dal trono di Costantinopoli l'imperatore Giovanni Cantacuzeno, favoriva l’innalzamento di Giovanni Paleologo, otteneva da questo in compenso l’in-feiidazione dell' isola di Lesbo o Metelino, e assicurava ai suoi compatriotti la preminenza nell’ impero. Il re Lodovico d’ Ungheria minacciava di nuovo la Dalmazia ; il re d’A- (1) « Alli quattro novembre, così la Cronaca del Barbaro, da’ Genovesi in Portolongo fu presa la nostra armata qual era di galie trentatre, navi grosse tre e venti grigarie. Scapolò (si salvò) m. Nicolò Pisani il capitanio generale con il stendardo et circa 1500 uomini con barche da Modon, 450 in circa furono morti, il resto preso: scapolò una galia sola, la quale fu presa da una galia de’ Genovesi. » Nicolò Pisani fu privato per sempre del capitanato del mare e di terra e condannato all’ammenda di L. 1000, e Nic. Quirini Boccium capitano di galee, privato egualmente di ogni ufficio per 6 anni e ad ammenda di D. 1000. Libro Novella, 20 agosto 1355, p. 93. All’Archivio.