264 al combattimento, le une e le altre, ora balzate in alto, ora sprofondate, a mala pena potevano dirigere i colpi ; nulla di meno dopo lungo ed aspro conflitto, i Veneziani restarono superiori, una galera genovese andò a fracassarsi nella costiera, cinque altre erano in mano dei nemici insieme col comandante Luigi Fies chi, quattro poterono salvarsi e andar a presidiare Famagosta e correre i mari (1) ; il Fieschi e l’equipaggio furono mandati a Venezia. In pari tempo il marchese dal Carretto, signor del Finale, eccitato dai Veneziani, correva devastando in su quel di Genova, onde grande era in questa città il commovimento, ed il popolo correndo al palazzo del doge Domenico da Campofregoso tumultuariamente il depose, e senz’ attendere che le famiglie nobili, secondo il costume, si congregassero, gridò doge Nicolò di Guarco, il portò in trionfo per la città, e domandava ogni pensiero si volgesse alla guerra e a ricuperare 1’ onore genovese, dal-1’ ultima sconfitta macchiato. I prigionieri intanto, fra cui parecchi delle principali famiglie di Genova, ricevevano in Venezia (2) umano trattamento e per carcere i magazzini di Terra nuova (ora giardino di Palazzo) e quelli di san Biagio. Erano deputati alla loro custodia alcuni nobili, e il dolore della prigionia veniva loro mitigato dalla pietosa carità delle dame veneziane, tra le quali la storia ci conservò i nomi di madonna Anna Falier, Caterina da Mezzo, Francesca Bragadin, Bertuzza Michieli, Chiara Bon, Margherita Michiel, Marchesina Bembo, Caterina dalle Preson, che die'dero pruove anche in quell’ occasione dell’animo generoso non mai venuto meno nelle donne veneziane (3). Se il Pisani avesse avuto maggiori forze, sarebbesi forse volto a Genova stessa, ove grandissimo era lo spa- (1) Foglietta e Stella. (2) Caroldo. (3) Caroldo.