109 vano il Ballottino, cioè quel fanciullo che nell’ elezione aveva estratte le palle. Andavano poi anche i consiglieri col-cancelliere a complimentare la dogaressa e ne ricevevano il giuramento d’osservanza della Promissione in quelle parti che la concernevano, dopo di che nell’ accomiatarli ella presentava a ciascuno una bella borsa lavorata in oro (1). Nel giorno destinato al suo ingresso in Palazzo andarono i medesimi consiglieri a levarla nel Bucintoro e con grafi seguito di barche, arrivata alla piazza, ivi discese ed entrò per la porta maggiore nella Basilica di s. Marco ove offerse sul-1’ altare lire dieci de grossos. Indi uscita per la porta del sottoportico del palazzo e recatasi alla sala dei Signori di notte, sedevasi sul trono. I consiglieri allora partivano ed ella rimasta colle sue dame ascendeva alle sue stanze nel piano superiore. Dava pranzo solenne, a cui erano invitate tutte le arti, le quali erano già comparse a festeggiare il lieto avvenimento quali a cavallo, quali a piedi variamente vestite. Finite le feste tutt’ i cittadini venivano chiamati al giuramento di fedeltà, e si mandava per quest’ometto nel dogado da Grado a Capodargine ed anco fino a Veglia, dando a ciascuna terra un vessillo di s. Marco (2). Al principio del governo di Francesco Dandolo accadde che avendo quelli di Pola e di Valle nell’ Istria cacciati i governatori loro imposti dal patriarca di Aquileja, si diedero alla Repubblica. Molto se ne adontò il patriarca, scrisse alla Signoria, non accettasse l’offerta di Pola, che dicea di sua spettanza (8), e passato con buon esercito nell’Istria, riebbe Valle. Mandò allora la Repubblica in quelle parti Giustinian Giustiniani, il quale cinse la città, ma andato con (]) Bursatn pulcrimam laboratam ad ciurum. (2) Cod. CXC. (3) Commetti. ITI, 183,