328 il peso della guerra che sostenevano, onde per la mediazione di Antoniotto Adorno doge di Genova convennero in questa città gli ambasciatori di Milano, Firenze, Bologna, Padova o il gran maestro di Rodi che fu incaricato di presedere al parlamento. Dopo lunghe discussioni fa stabilito il 18 gennaio 1392 : che Padova col suo territorio e quanto ancor possedeva il Carrara a questo principe restassero, assumendo egli per sè e suoi successori di pagare al signor di Milano diecimila fiorini l’anno pel corso di cinquantanni : resterebbe egualmente Galeazzo in possesso di quanto allora occupava ; i Fiorentini non s’immischierebbero più negli affari di Lombardia, nè Galeazzo non si frammetterebbe in quelli di Toscana ; seguirebbe una reciproca restituzione di terre tra Firenze e Siena ; sarebbe compresa Lucca nella pace ; rispetterebbonsi le proprietà private e i crediti di ciascuno, concederebbesi piena amnistia agli aderenti di ciascuna parte ecc. Tal pace, dettata dal doge di Genova e dal gran maestro di Rodi come arbitri, fu dai Fiorentini, benché non molto contenti, accettata : il Carrara prima di accettarla domandò il consiglio dei Veneziani cui mostravasi sommamente devoto e dopo conchiusa volle recarsi in persona a Venezia, e presentatosi col figliuolo al doge, innanzi a questo s’inginocchiò, ringraziandolo dell’ ottenuto benefìcio e offerendosi di consacrare a vantaggio della Repubblica ogni suo potere. Il doge Venier tosto sollevandolo, 1’ abbracciò, 1’ assicurò dell’amicizia della Repubblica e il 24 novembre di quell’ anno 1392 Francesco Novello fu ascritto alla nobiltà veneziana. Tornò tutto lieto a Padova, fece venire a sè da Firenze la moglie ed i figli, ma la gioja fu ben presto turbata dalla notizia della morte del padre nelle prigioni di Monza, mentr’egli si adoperava con impegno ad otte- (1) Vei'ci t. XVII, fra i docum. (20 genn. 1392).