41 dopo la terza campana passare da una contrada all’ altra senza speciale licenza dei custodi ; trenta uomini fossero sempre alla custodia del palazzo del doge (1). Altro decreto ancora dello stesso giorno 10 luglio portava : scegliessero i Caposestieri mille cinquecento uomini dei migliori da tenersi sempre pronti ad accorrere al primo rumore presso al doge : avesse ciascuno una corazza, una panciera ed altre armi : al sonare dello stormo dal campanile di s. Marco tutt’ i cittadini avessero a raccogliersi in armi ; la metà accorresse tosto alla piazza, 1’ altra metà facesse la guardia alle contrade (2). Era questa come si vede 1’ istituzione d’ una guardia civica destinata a tutelare la città nei momenti di pericolo. I quali provvedimenti tutti fanno chiara testimonianza di grande agitazione, di timori, di un grande pericolo che minacciava. I cittadini se ne stavano in ansietà, i forestieri se ne andavano (3). In mezzo a queste agitazioni arrivò il s. Michele, termine assegnato alla durata della giunta dei Dieci, quando il doge presentatosi al Consiglio e fatta una viva pittura della condizione delle cose, della contumacia di Bajamonte e de’ suoi compagni, de’ loro viaggi a Padova e Rovigo, dei loro conciliaboli coi turbolenti della Marca e perfino di Lombardia, dei maneggi che continuavano a mantenere anche nell’ interno, proponeva e domandava che l’esistenza e i poteri dei Dieci per altri due mesi si prorogassero (4). La stessa cosa andò rinnovandosi di poi fino nel 1311, quando riconoscendosi sempre più l’utilità di quella magistratura, essa fu confermata per cinque anni, poi per dieci, finché il 20 luglio 1335 (5) fu dichiarata permanente, rinnovando- (1) Commemoriale I, p. 360, all’ Archivio. (2) Commem. I, 360. (3) Barbaro, Gemalogie. (4) Presbiter 26 sett. 1310. (5) Libro Spiritus, pag. 178. Vol. III. ‘ 6