319 Il Savorgnano, scelto a capitano generale, fu dalla Repubblica ascritto alla nobiltà veneziana, ed ebbe promessa di ducati cento al mese durante la guerra e mille all’anno di provvisione finché vivesse, caso che per essa i suoi castelli venissero rumati (1). Pei suoi maneggi principalmente e per quelli della Repubblica la Lega fu definitivamente conchiusa tra Federico Savorguauo, le comunità di Udine, Sacile, Marano, Venzone, i nobili di Spilimbergo, di Co-loredo, di Strasoldo, Prampergo, Maniaco e Madrisso a tutela delle proprie libertà e dello Stato contro chiunque tentasse il loro danno, eccettuato il Papa, l’imperatore, il re d’Ungheria, il duca d’Austria, il conte di Gorizia (2), onde ben vedevasi essere principalmente diretta contro le mire ambiziose del Carrara. Sollecitavasi in pari tempo il patriarca e gli altri luoghi del Friuli a lui fedeli ad aderirvi, e scriversene allo stesso papa, che vi persuadesse quel prelato (3). Ma mostrandosi questi tenace nel suo proposito, anzi avendo il Carrara ottenuto d’essere nominato avvocato della chiesa d’Aquileja (4), cominciò la guerra, alla quale prese parte anche Antonio della Scala signore di Verona per trattato conchiuso colla Repubblica (5). Si combattè in varii luoghi con varia fortuna, alfine il patriarca vedendo che le cose non gli correvano punto favorevoli, propose di voler recarsi a Venezia per trattare (6), ma la Repubblica insisteva dovesse prima di tutto (1) Q. si aliquo tempore pro causa pdicta, q. Deus avertat, ipse Dnus remaneret consumptus vel desertus, secundum dietimi suum, sumus contenti, q. tun.c debeat habere a uro Coi due. mille auri in anno de provisione sicut requirit a nobis. Misti, 15 nov. 1384, p. 29. (2) Misti 20 genn. 1385, e av. L’ambasciatore fu Pietro Gradenigo. (3) Misti 17 febb., p. 43. , (4) Palladio, Storie del Friuli. (5) 21 aprile 1385, Misti, p. 71. (6) Ib. 20 lug. p. 115.