87 di assoldare fino a mille quattrocento balestrieri in Venezia, il che dà a vedere come doveano essere e numerosi ed esperti, a ciò avendo senza dubbio non poco contribuito i bersagli istituiti dal doge Pietro Gradenigo coll’ obbligo a tutt’ i cittadini di esercitarvisi. Poco felici auspicii accompagnavano l’imperatore nel suo viaggio, le città si ribellavano, mancavagli il danaro, infieriva tra le sue truppe la mortalità ; Roberto re di Napoli, capo di parte guelfa, si adoperava a tutta possa a suscitargli ostacoli e opposizioni, ed avea perfino mandate truppe ad occupare Roma. Enrico dovette adunque entrarvi con la forza e vi si fece incoronare il 29 giugno del 1312 (1) nella chiesa di s. Giovanni Laterano da tre cardinali delegati dal papa Clemente V da Avignone, mentre la Basilica ed il Vaticano erano tuttavia occupati da’suoi nemici. Prestamente quindi ritiratosi, si volse all’ assedio di Firenze. La città resistette e per avere ulteriori soccorsi si diede a Roberto di Napoli, ed intanto Enrico improvvisamente ammalato a Buonconvento, non lungi da Pisa, vi morì il 24 agosto del 1313. I suoi tedeschi allora non pensarono che a ripatriare, vendendo le fortezze, le città, per ripassare prontamente le Alpi, e lasciando l’Italia smunta e più confusa e sconvolta di prima. E mentre l’attenzione della Repubblica era per tal modo chiamata a quanto intorno ad essa avveniva in Italia e alle guerre che vi si combattevano, aveva ella ancora a sostenere la sua guerra contro la ribellata Dalmazia. Avea d comando delle truppe di terra Renier da Malo, di quelle da mare Belletto Giustinian, fratello di Giovanni, ritenuto prigioniero a Zara. Fu decretato un prestito dell’ un per cento il 17 luglio 1311, ed un secondo il 2 marzo del-l’anno susseguente : fu accresciuta la tassa della Messeta- (1) Muratori, Annali.