\ 315 si mostrò quindi amico alla Repubblica, e la stessa regina Maria scrisse a questa una lettera di ringraziamento (1), ed altra in lode del Barbarigo (2). L’Ungheria, indebolita per le narrate guerre civili che poi ancora continuarono, e per la potenza di Twartko bano di Bosnia, che, conquistata anche la Rascia o Servia Orientale, prese il titolo di re di Rascia e aggiunse al suo dominio le città di Zara, Trau, Spalato, Sebenioo ed altre della Dalmazia, cessò d’ essere formidabile ai Veneziani. Nè minore era la confusione nel regno di Napoli ove il trono trovavasi egualmente contrastato alla regina vedova Margherita e al figlio di lei Ladislao, da un partito che favorito da uno dei due papi si era dato a Luigi II d’Angiò parimenti sotto la tutela della madre. Così due re ancora fanciulli e sotto tutela, che lottavano 1’ un contro 1’ altro ed insieme contro i loro sudditi (3), pretensioni papali, baroni armati che taglieggiavano i borghesi e i contadini, saccheggiavano ed incendiavano le case e gli averi dei loro nemici : tale era la condizione del regno, quando i Veneziani sempre attenti a ciò che loro poteva recare profitto, colsero l’opportunità per ritornare al possesso dell’ isola di Corfú, da essi già posseduta dopo la conquista di Costantinopoli dal 1207, perduta poi nel 1221 quando passò nei despoti dell’ Epiro, dai quali per dote a Manfredi pervenne nel 1258 nei re di Napoli (4). Ma nelle angustie del regno erasi mandato a proporre al re Ladislao volesse cederla alla Repubblica o in pegno, o in via di censo o enfiteusi o in vendita assoluta (5) ; si fecero maneggi coi prin- (1) Commem. Vili, 127. (2) Ib., p. 153. (3) Sismondi IH. (4) Marmora St. di Cor fu (5) Misti Senato, 18 mag. 1382, p. 81.