170 a Genova (1). Non è a dirsi 1’ avvilimento di questa città, il lutto, il dolore profondo. Essere ornai giunta, dicevasi, la fine di sì gloriosa repubblica ; perduta la gloria di tanti secoli, già essere presso i Veneziani, già estrema l’ignominia, prossima la servitù. Al che arroge, che i viveri mancavano ; che introdurne non si potea perchè la flotta venetocatalana chiudeva il mare ; e dalla parte di terra impediva il passo Giovanni Visconti, vescovo e signore di Milano, che da lungo tempo ambiva il dominio di Genova; risorgevano le fazioni, la città era per andare a soqquadro, quando fu fatta disperata risoluzione, sacrificare la libertà per continuare la guerra. Così mandarono i Genovesi ad offrire la propria dedizione all’ arcivescovo a patto di riceverne forze e protezione a combattere furiosamente i Veneziani. Dolse a questi moltissimo il fatto e perchè per i sussidii di Milano veniva lor tolto di fiaccare all’intutto la rivaio, e perchè principalmente vedevano accrescersi di troppo la potenza del Visconti già signore di Milano, Lodi, Piacenza, Parma, Bologna, Bobbio, Bergamo, Brescia, Cremona, Como, Novara, Vercelli, Asti, Alba, Alessandria, Tortona ed altre terre nel Piemonte. Laonde volsero tosto il pensiero a fortificarsi anch’ essi di buone leghe e ne conchiusero con Cane della Scala (2), col marchese di Ferrara (3), con quello di Mantova (4), coi signori di Padova e di Faenza, col re di Boemia e de’ Romani, poi imperatore, Carlo IV (5), al quale la lega perfino affidava il comando dell’ esercito di terra, e mandava da per tutto in Italia e in Germania (1) Anche qui è a notarsi la corrispondenza delle cronache veneziane colle genovesi : Nunqnam majorem plagam Genuenses acce-peruilt ; Folieta, L. VII, 140 t.° (2) 15 die. 1353, Pacta V. 129. (3) 16 die., ibid. 131. (4) 10 apr. 1354, p. 134. (5) 19 marzo 1354, ibid, 132, 133.