154 Veneziani di fabbricar il loro muro, ma bensì tutelare i propri diritti su quel terreno. Codesta alterigia de’ Genovesi di stimarsi padroni del suolo poco gradiva ai Veneziani, i quali si vedevano nella condizione soltanto di tollerati e con precaria dimora: ag-giungevansi alcune piraterie da parte degli stessi Genovesi, onde fu mandato Marin Falier a Genova a portare le lagnanze della Repubblica ; il malumore cresceva e a farlo traboccare pienamente in aperta guerra, sopravvenne il fatto di Scio. Imperciocché navigando la flotta genovese verso Romania, scontrò il 9 giugno 1846 la veneziana a Negroponte e credendo fosse diretta a soccorrere Smirne, assediata da’ Turchi, volgevasi al riacquisto di Scio, già in addietro da’ Genovesi posseduta, poi tornata sotto a’ Greci, quando s’ avvide che i Veneziani miravano al medesimo acquisto. Tanto più si affrettarono i Genovesi e pervennero ad insignorirsene (1), del pari che di Foglia vecchia e nuova (2). Scio, nelle mani de’ Genovesi, padroni anche di Caffa e di Pera, li rendeva sempre più preponderanti nel dominio di quei mari, imperciocché quell’isola, oltre all’ esser grande, bella, feconda e famosa pei suoi vini, pel mastice e pei marmi, è posta in luogo favorevolissimo ai commerci di Asia e di Europa. Laonde i Veneziani indispettiti si diedero a rannodare le loro relazioni con Zanibek (3), e rinnovati gli antichi privilegi, ricominciarono il loro traffico alla Tana (4). Erano tutti fatti codesti che faceano prevedere ornai non lontana la guerra tra le due repubbliche. (1) Gregorci XV, cap. VI. (2) Stella, Annali di Genova. (3) Ambasciata a Zanibek che si era già composto coi Genovesi, per ottenere la restituzione de’ beni confiscati, gli antichi privilegi, e l’antico luogo od altro in Crimea, offrendo perciò fino a due. 2000 d’ oro, Misti Senato li) giug. 13-17 p. 18 t.° e libro Spiritus 385 t.° 15 mag. 1348. (4) Pacta III, 249.