286 avviandosi alla volta di Chioggia e seco rimorchiando due grosse cocche piene di pietre da affondarsi per ingombrare e serrare i passi. Avanti lo spuntar del giorno, esse erano pervenute felicemente al passo di Chioggia tra Pelestrina e Brondolo, e sbarcati da quattro a cinquemila uomini, questi tosto si volsero ad impadronirsi della punta di Brondolo, dando intanto tempo per tal diversione all’ armata di compire più agevolmente 1’ opera del chiudere i passi ; ma assaliti dai Genovesi, furono costretti a rimbarcarsi non senza qualche disordine. Non pertanto faceva Pisani continuare i lavori ; sette galee genovesi accorse ad impedirli, bruciarono uno dei navigli ; intanto gli altri, colto il momento, affondarono le barche cariche di sassi e fu allora veduta sorgere improvvisamente e quasi per miracolo, in mezzo alle acque, una diga insormontabile (1). Riuscita 1’ opera da questa parte, conveniva fare altrettanto da quella di Brondolo. Ma il nemico stava all’ erta, e l’impresa era difficilissima, dovendosi passare sotto il fuoco dei cannoni genovesi. Non atterrivasi perciò il Pisani e ne dava il carico a Federico Corner, il quale usciva con quattro galee cui seguiva egli stesso con altre dieci e a .questa spedizione prendeva parte anche il doge. Non fu possibile evitare il combattimento e mentr’ esso più ardeva, lavoravano gli zappatori indefessamente alla disegnata chiusura, e riuscirono a compirla. Allora il Pisani prestamente risalendo pel canale ¿etto di Lombardia, affondò anche in esso grosse barche, poi uscito dalle Lagune pel passo del Lido, fece il giro delle isole ed andò a collocarsi al di fuori dei passi dalla banda dell’ alto mare. Così 1’ armata genovese si trovò chiusa da ogni lato, e se non voleva arrendersi, le bisognava rompere quelle sbarre, superare i sassi e le palificate. Ma la posizione dei (1) Tutto ciò anche in Stella, storico genovese.