337 buona rinomanza di sè e della sua giustizia, di cui diede luminosa testimonianza fino dai primi tempi del suo principato all’occasione della condanna d’ un suo figlio di nome Litigi. Giovane scapestrato, una notte con altro suo compagno, Marco Loredan, avea appiccato alla porta di casa d’ un nobile Giovanni de Boccolis (1) sul ponte di s. Trinità un mazzo di corna con iscrizione insultante all’ onore della moglie, della sorella e della suocera del gentiluomo. Condannato a due mesi di carcere inferiore ad un’ ammenda, con intimazione di non mai più passare da quella contrada, egli ammalava nella prigione e mandava supplicando il padre, si adoperasse in suo prò, e ne lo facesse uscire. Ma il Yenier, scrupoloso della giustizia e volendo fosse dato un esempio a repressione del mal costume de’giovani nobili, -soffocò i moti dell’animo, si mostrò insensibile alle suppliche del figliuolo e il lasciò morire. Tali erano que’ Veneziani d’ allora, che la patria ed iL rispetto alle leggi ad ogni altra cosa anteponevano. (1) Un Antonio de Bocholis era savio agli ordini il 30 sett. 1399, Misti, pag. 126 t.° (2) In vigilia s. Trinitae de nocte... ivit in contraici s. Trinitae et super ponte de cha Bocholis afixit duos magnos mazios carichatos cornubus cum aliquibus brevibus sup. quib. scripta erant quamplu-riina tur pia 'inhonésta verba, quor. narratio hic- ubmititur propter inhonestissimam turpitudinem cor, q. quidem brevia continebant nomina tixoris, et sororis ac socerae nob. viri s. Johanis de Bocholis cujus domus et hahitatio est sup. dicto ponte ecc. Sentenza della Qua-rantia ^Criminal 1,° giugno 1388, nel Sanudo ms. alla Marciana.