22 della Ca’ Grande venne con un’armatetta di rinforzo ; e avendo i Ferraresi tirata una catena attraverso il Po, fu tosto mandato Giovanni Soranzo a spezzarla. Ma intanto le sortite di Marco Quirini facevano poco frutto, l’epidemia infieriva, la stessa flottiglia, senza pronti soccorsi, correva t grande pericolo. Ciò saputo dagli assedianti, strinsero vieppiù il castello e assalitolo il 28 agosto da due parti, l’ebbero e passarono a fìl di spada la guarnigione. Pochi poterono salvarsi, tra gli altri il capitano Marco Quirini, che si ritrasse a Venezia ; ai prigionieri, i Ferraresi e loro alleati, trassero barbaramente gli occhi (1) ; la fiotta fu intieramente disfatta e perseguitata dal marchese Francesco fino al mare, riportando in trionfo i rostri delle navi. I cadaveri furono gettati in uno dei tagli del Po, detto dal popolo Motta di Suagardo (2), dal nome di colui che avea consigliato i Veneziani a fare quei tagli per inondare la città. Ferrara era dunque del tutto abbandonata dai Veneziani, ma già cominciavano disgusti tra Francesco ed il papa, per le scambievoli loro pretensioni, quando il 26 luglio dell’anno seguente 1310 (3) i Ghibellini che erano rientrati sotto la condotta di Salinguerra III, si levarono in armi, se ne impadronirono e vi diedero il sacco. Nuove guerre seguivano e nuove stragi: la città rimase alfine al papa. Data poi da Clemente V al governo di re Roberto di Napoli, capo della lega guelfa in Italia, questi v’ inviò un presidio di Catalani, che terminarono di malmenarla, finché i Ferraresi avendoli cacciati (luglio 1317) si misero sotto la protezione di Rainaldo duca d’ Este. (1) Sussidii accordati dal M. C, a quegl’infelici al loro ritorno in patria. Magnus et Capricornus, 17 sett. 1309, p. 303 t0 (2) Or fuor della Porta S, Benedetto sulla via di Mezzana a poca distanza della fortezza sull’antico argine del Po, ove è un Oratorio alla Madonna. Frizzi Storia di Ferrara. (3) Murat. Annali.