257 a quella volta una sufficiente flotta, nel tempo stesso che spedivasi Pietro Mocenigo capitano generale a Costantinopoli a lagnarsi della violenza fatta da Andronico al bailo ed ai sudditi della Repubblica, e a domandarne la liberazione, non ottenendo la quale, avesse ad adoperarsi perchè Andronico fosse sbalzato dal trono e restituito sul soglio Giovanni, o il figlio, o Matteo Cantacuzeno, in ciò impiegando tutte le sue forze e ricorrendo all’uopo perfino ai soccorsi di Murad sultano degli Ottomani. Per evitare tuttavia, se fosse stato possibile, di entrare in una nuova guerra coi Genovesi, furono mandati ambascia-tori a Genova, (1) rappresentando vivamente gl’insulti fatti ai Veneziani a Cipro ed a Costantinopoli, la presa d’ una loro galea che veniva da Candia : si volesse quindi a tanto disordine porre rimedio conveniente e prevenire il rinnovamento di simili scandali. Rispose il doge che dolentissimo dell’ occorso darebbe ordine alle sue galere di non più molestare le veneziane, non credere però che i Genovesi avessero avuto parte nella cattura fatta da Andronico dei Veneziani a Costantinopoli, ma che ad ogni modo Genova non potrebbe abbandonare quell’ imperatore, col quale da sacri patti era stretta. Ritornò l’ambasciatore Pietro Giu-stinian a Venezia (2), però udendosi in pari tempo che i Genovesi armavano dodici galee per unirle a quelle di Andronico, ne fu data prontamente notizia al Mocenigo, rivocando l’ordine di recarsi a Costantinopoli, ma raccomandandogli invece la protezione dei mari, e a Tenedo fu mandato conveniente naviglio che portava capitano e bailo Antonio (1) Caroldo e Responsio ducis et Cois Genue ecc. in materia darti-nificator. Cìpr. in Commem. YIII, p. 1 au. 1376. (2) TI senato invitò Pietro Giustinian ad esporre in Consiglio la relazione della sua ambasciata. Misti, Senato 1377, p. 5.