24? maggiorenti della città, il vescovo, i canonici, tutto il sacerdozio padovano, i cavalieri, i dottori, gli studenti, turba immensa di popolo andarono ad Arquà a celebrare le esequie di quel grande che più volte avea, ma pur troppo inutilmente, rinfacciato all’ Italia le sue discordie e la chiamata d’armi straniere. Celebrato come cantore di Laura, non fu egualmente ascoltato come italiano, e la morte lo liberò dal vedere nuovi guai che dall’ avvilimento cui il Carrara dovette sottoporsi, dall’inveterato odio, dalle gelosie scambievoli, doveano piombare sul paese a lui diletto. Riuscita così la Repubblica con tanto vantaggio dalla guerra Carrarese, accettò Ceneda nella sua protezione (1) e volse la mente a quelle trattazioni diplomatiche che formarono sempre lo scopo principale della sua politica, diretta ad ampliare ognor più la prosperità de’ suoi commerci. Mandò nel 1874 ambasciatori in Portogallo ed in Inghilterra per ottenere soddisfazione dell’insulto fatto ad alcuni suoi navigli ed assicurare quind’ innanzi i propri sudditi da ogni altra molestia ; mandò al Cairo per rinnovar trattati commerciali; a Verona per altri oggetti concernenti il reciproco traffico ; sosteneva sempre inconcussi i suoi diritti di signoria sul golfo Adriatico. Imperciocché essendo avvenuto che gli Anconetani predassero in quello alcuni legni, essa mandava intimando loro dovessero restituirli, o sarebbero trattati da nemici, rimproverando aspramente il fatto come insultante al diritto di protezione del golfo da essa acquistato con tante spese, tanti sforzi, tanto sangue. Nello stesso tempo intimava a quelli di Fermo ed CXXVIII, p. 872 t.° che, come si vede, nulla dice che il poeta colpito alla maestosa dignità del senato perdesse la favella nè potesse esporre il suo discorso che il domani, cosa tanto più inverosimile, quando si pensi che il Petrarca era avvezzo alle ambasciate, nè era la prima volta che si presentasse al senato veneziano. (1) Yerci t. XIV, 22 apr. 1374.