201 nardo conti di Gorizia, Biadano di Porzia, le città di Belluno e di Feltre affidate dall’imperatore al patriarca, il conte di Collalto, Guecello da Camin, il vescovo di Ceneda, i signori da Onigo e Francesco dalla Parte, tutti aderenti del re d’ Ungheria. Tale convenzione porta la data del 16 novembre 1356; con Francesco da Carrara, che non trovasi menzionato, continuarono le ostilità, se non colle armi, almeno colla proibizione del commercio. Spirato però appena il tempo della tregua, ricominciò la guerra più feroce che mai. Treviso resisteva ancora, ma la sua caduta pareva imminente, tanto che il vescovo Azzo de’ Maggi da Brescia, non credendovisi più sicuro, si trasferì a dimorare a Venezia in casa del piovano di s. Paolo e vi morì nel medesimo anno 1357. Ed altri molti seguirono l’esempio, nella qual occasione ebbe a spiccare l’animo caritatevole delle dame veneziane, non poche delle quali mosse a pietà e per riverentia del Signor Dio sovvenivano generosamente ai poveri contadini di quanto loro occorreva, in ciò assistite altresì dai danari del pubblico (1). Combattevasi in tutta la Marca e con alternante successo ; gli Ungheri tentarono invano Castelfranco, Oderzo, Noale e Mestre, avendo scritto la Repubblica a quel podestà, pena la testa se cedessero (2) ; ma spintisi d’altra parte fino alla Laguna, prendevano le barche colà passanti, onde fu uopo ai Veneziani interrompere la navigazione e fare una cinta di palafitte. Colle spese della guerra e collo scemamente del commercio, estinto quasi affatto con la Terraferma, cresceva allo Stato il bisogno del danaro, onde fu uopo prendere duemila (1) Caroldo. ('2) Verci XIII, Docum. 1565.