* 209 alla corte imperiale il solo Celsi per vedere se tuttavia potesse colla pazienza ridurre la cosa ad effetto con eque condizioni. Il Cornaro ed il Gradenigo nel ritorno, passando per le terre del duca d’ Austria, furono imprigionati da un castellano di Sench, in vendetta della distruzione di un suo castello avvenuta al tempo della guerra de’ Veneziani col re di Ungheria di cui egli era uomo ligio (1). Giunta la notizia a Venezia, fu tosto mandata persona sufficiente al duca d’Austria a farne querela (2), abboccandosi anche strada facendo col patriarca d’Aquileja per averne favore ed appoggio. Andò eziandio un nunzio secreto a tentar modo di pai’lare nascostamente agl’ imprigionati. A Lorenzo Celsi poi si spedirono messi incaricandolo esponesse al re di Germania: desiderare il senato venire con S. M. a giusto componimento ; ma mentre ansiosamente attendeva il ritorno degli ambasciatori per udire dalla loro viva voce i parti-lari delle imperiali intenzioni, essere giunta l’inaspettata e dolorosissima notizia del loro imprigionamento : ciò tornare di grave ingiuria non meno alla Repubblica che alla maestà sua, la quale perciò veniva supplicata d’adoperarsi efficacemente alla liberazione degli ambasciatori arrestati contro ogni rispetto alla giustizia ed al comune diritto delle genti. Sentì l’imperatore grave molestia del caso occorso e promise pronto ed efficace rimedio ; mandò quindi tosto un suo messo insieme col secretano del Celsi al duca d’ Austria rappresentandogli 1’ indegnità dell’ azione, il buon trattamento che i sudditi alemanni godevano a Venezia, e quanta macchia ne verrebbe al suo nome se i prigionieri non venissero prontamente liberati. Il duca promise 1’ opera sua presso al castellano, ed intanto il Celsi, preso (1) Cron. Trev. DXIX, pag. 96. (2) Ambasciata ad Alberto duca d’Austria. Misti Senato 26 gennaio 1359 m. v. pag. 42 t,°