287 Veneziani al di fuori non era meno pericolosa : un colpo di vento poteva disperdere i loro navigli, render vane le loro fatiche e liberare il Doria. Dalla parte di Brondolo erano inoltre fulminati dalle artiglierie nemiche ; l’inverno facevasi ognor più rigoroso, i viveri difettavano, quelli che si trovavano sulle barche erano per la maggior parte cittadini non avvezzi a tanti disagi e patimenti, sostenevali bensì 1’ ardore della buona causa, ma non perciò potevano meno le malattie e le morti : a poco a poco manifestavasi un desiderio del ritorno, ma il vecchio doge diceva : « Io che mi avvicino agli ottant’ anni, voglio prima morire che di qua senza vittoria partirmi ». Attendevasi : ed ecco la mattina del primo gennaio ISSO. 1380 apparire nel lontano orizzonte ben diciotto vele. Tosto tutti sugli alberi ; tutti in un’ ansia mortale. Sarebbero le vele del Zeno e con esse la salvezza comune ? Oppure i soccorsi aspettati dai Genovesi, e inevitabile anche la perdita di quell’ armata con tanti sforzi, con tanti sagrifizii raccolta ? E Venezia qual altra resistenza potrebbe opporre ? Indescrivibili i sentimenti ond’ era agitato ciascuno, ma al paro indescrivibile la gioia allorché dalla torre di s. Marco si scorse sventolare sulle navi che si avvicinavano 1’ augusto Leone, si vide che era la flotta della patria, che era il Zeno, il quale dai mari di Beirut e di Romania, ove 1’ avevano incontrato i messi della Repubblica, accorreva alla salvezza di questa. Ed ei tornava non solo soccorritore, ma già trionfatore di varii legni genovesi predati, tra cui specialmente una grossa nave carica di preziosissime merci (1) eh’ egli avea obbligato ad arrendersi correndo le acque di Rodi. Presentatosi al doge riferì aver sommerso ben settanta barche genovesi, presa la Bichignona, e tanti nobili e m erti) Stella col. 1114.