117 masse. Così invitato dai fuorusciti di Brescia, egli entrava nel 1380 nel territorio Bresciano, e già stringeva la stessa città, quando si vide ad un tratto tolta di mano la sua preda per l’improvvisa dedizione eh’ essa fece a Giovanni conte di Lucemburgo e re di Boemia. Questo figlio dell’ imperatore che fu Enrico VII, valoroso e cavalleresco, prefissa a sè stesso la parte del pacificatore, correva a cavallo 1’ Europa, e col nobile aspetto, coll’ eloquenza, col disinteresse acquistandosi gli animi, s’ adoperava ovunque ad appianare le dissensioni, a reconciliare le fazioni, ad estinguere od almeno calmare gli odii. Era giunto con tal divisamente appunto allora in Italia ed entrato in Brescia 1’ ultimo dicembre 1330 arringò al popolo, fece che le parti si rappacificassero, intimò a Mastino d’allontanarsi. Seguirono l’esempio di Brescia, anche Bergamo, Cremona, Pavia, Vercelli e Novara, le quali tutte invocavano il principe pacificatore ; lo stesso Azzo Visconti ofierivagli la signoria di Milano contentandosi del titolo di suo vicario. Continuava Giovanni il suo viaggio a Parma, a Modena, a Reggio ovunque festeggiato con l’entusiasmo della facile imaginazione italiana. Soli i Fiorentini indispettiti di vedersi ancor fuggire di mano 1’ acquisto di Lucca intorno a cui da tanto tempo si affaticavano, gelosi della potenza di codesto principe straniero, ricusarono di prestargli omaggio, anzi non esitarono di di-chiararsegli apertamente ostili, in ciò incoraggiati anche da papa Giovanni XXII. Da quel momento la fortuna di re Giovanni voltò faccia : re Roberto di Napoli si strinse di nuovo d’ attorno i Guelfi ; lo stesso imperatore Lodovico il Bavaro suscitò contro di lui i Ghibellini (1). Mastino della Scala ed Azzo Visconti si collegarono col disegno di conquistare per se le città che al Boemo si erano sottomesse, stabilendo (1) Sismondi XXXII.