N* 194 avvenendo guerra tra questa e Pisa, i bastimenti veneziani non potrebbero approdare se non a Genova, e così i Genovesi solo a Venezia quando questa avesse guerra nel golfo (1) : giurerebbero i capitani delle due città di non recar danno ai navigli dell’ altra e facendolo avessero ad essere puniti e tenuti al risarcimento ; l’una parte non porterebbe armi nè viveri ai nemici dell’ altra ; si depositerebbero infine o a Pesaro, o a Firenze, o a Perugia, o a Siena fiorini cento mila d’ oro siccome pegno e guarentigia dei sovra esposti patti ; sarebbero compresi nella pace il duca dell’ Arcipelago e il re d’ Aragona. Nello stesso giorno altra pace fu con chi usa col duca di Milano promettendo la cessazione d’ ogni ostilità, la libertà del passo e del commercio ai sudditi dell’ una parte e dell’ altra ; farebbe il duca osservare il trattato di Genova, sarebbero compresi in questa pace i signori di Padova, Verona e Mantova, Ferrara e Faenza (2). A tenore d’altro articolo dello stesso trattato doveasi tosto mandare avviso ai legni armati di cessare dalle ostilità, e promettevansi le ratifiche entro quaranta giorni. Inoltre Jacopo Bragadino e Nicolò Faliero partirono tosto alla volta dell’ Aragona (3) per informare quel re delle ragioni che aveano mosso la Repubblica alla pace coi Genovesi, rappresentandogli da una parte l’infelicità dei successi, la perdita dell’ armata, il disordine dell’ erario, dal-1’ altra facendogli modestamente intendere come le fossero mancati i soccorsi da lui promessi, ma che nondimeno tanta era l’osservanza verso di lui, che erasi stabilito di non (1) Non già che ai Genovesi fosse interdetto assolutamente l’ingresso nell’ Adriatico e ai Veneziani similmente nelle acque di Genova in tutto quel tratto di mare clie è tra il porto pisano e Marsiglia. Vedi Pacta V, 139. (2) Ibid. pag. 137. (3) Paolo Morosini, p. 26B,