di tanto s’inasprivano che fu richiamata la cosa al Maggior Consiglio (1), nè si venne a componimento che nell’ anno 1328 (2), quando il governo passò nelle mani di Ostasio da Polenta usurpatore di quel dominio. Altre cagioni e con più funesti effetti continuavano a tener divisa l’Italia, onde i Guelfi cercarono appoggio in Filippo di Valois, i Ghibellini nell’ imperatore Federico, sebbene mal fermo sul trono contrastatogli da Lodovico di Baviera. Vincitore questi a Muhldorf (28 sett. 1322) ne scrisse 1’ annunzio al doge Soranzo (3), al quale già in addietro avea inviata altra lettera (1320) sul proposito del mercante veneziano Giovanni Gradenigo (4) stato spogliato da un Ermanno de Adelberg promettendo mandare suoi nun-zii a chiarire il fatto e dare le sue debite soddisfazioni. Entrato poi in Italia nel febbraio del 1327 ottenne, sostenuto dai Ghibellini, la corona italiana a Monza, poi quella dell’ impero a Roma il 17 gennaio 1328, e in aperta nemicizia con papa Giovanni XXII, che avealo scomunicato, lo dichiarò scaduto, e gli diede un successore in Pietro da Corvaria col nome di Nicolò V. Era stato Lodovico consacrato dal vescovo Jacopo de’ conti Albertini di Prato in Toscana, già nominato da Clemente V, nell’ anno 1311, a vescovo di Castello, cioè di Venezia, e che nemico a papa Giovanni fu da questo privato della sua sede, e da Nicolò ottenne in cambio il cardinalato ed il titolo di vescovo Ostiense. Restituito sul trono pontificale Giovanni XXII, l’Albertini, perduta di nuovo la sua dignità, si ritirò seguendo le parti di Lodo- guente atto in Commemoriale II, pag. 110 t.° (1321). Risposta del doge agli oratori di Ravenna circa bona intromissa per Ravennates que sunt Venel. relaxanda tempore guerrae. (1) Fronesis 11 ag. 1321, p. 113. (2) Pacta III, 208. (3) Comm. n, 126. (4)fPresbiter p. 2. t.° Yol. IH. 13