126 avea reso suo dipendente, d’ uno che risentir pur doveasi della violenza fatta da Alberto Scaligero alla moglie d’Ubertino da Carrara suo cugino, il quale ansiosamente attendeva il momento della vendetta. Infatti, esposta eh’ ebbe la sua missione ed avuta dal senato la risposta, essere condizioni principali : rendessero gli Scaligeri alla pristina libertà Padova, Treviso e Parma, cedessero Lucca ai Fiorentini ; cominciò a trattare privatamente per sè col doge, al quale, narrasi che avvicinatosi dicesse all’ orecchio : qual premio se dessi Padova in man vostra ? — « La Signoria di quella, » rispose il doge, e da quel momento furono secretamente condotte le pratiche per modo che si venne alla conchiu-sione del seguente trattato, confermato poi e ratificato in casa del Carrara a Padova il 30 settembre 1337 (1), dopo presa la città. Per quel patto stabilivasi che Marsilio da Carrara dovesse essere signore di Padova, Monselice, Este, Castelbaldo, Cittadella e Bassano, non però di Lendinara e Badia e d’ogni altro luogo che di diritto spettasse al mar chese di Ferrara ; tal possesso verrebbe dai colleghi guarentito al Carrara con obbligo in iscritto e all’uopo anche colle armi ; succederebbevi negli stessi diritti ad ogni evento il cugino Ubertino, e 1’ uno e 1’ altro s’ impegnavano fin d’ora a concorrere con tutt’ i loro mezzi in soccorso della lega e al conseguimento del comune scopo ; quando Padova non si potesse ottenere, i collegati non farebbero pace collo Scaligero se non a patto che i Carraresi potessero liberamente tornare in quella città e godervi di tutt’ i loro beni, od almeno che rimanendo anche fuori della città, avessero il godimento di quelli ; gli alleati aiuterebbero altresì Marsilio a conseguire il pagamento di ventidue mila fiorini, che gli Scaligeri gli doveano. (,1) Pacta V, 57 t.°