208 ad ogni momento, in cui congiure, odii di parte, tirannide di signori toglievano ogni quiete, ogni guarentigia sociale ; in cui, conseguenza naturale del rimescolamento di tante genti barbare, unghere, inglesi, tedesche, provenzali, e per la carestia derivata dalla desolazione delle terre, frequentissime si manifestavano le pestilenze ; sciagure orrende in mezzo alle quali la nazione italiana dava tuttavia segni di vita, e più volte e per vario modo tentava di risorgere ad unità di potenza. Il nome imperiale ancora vi era grande, e benché la discesa di Carlo IV e de’ suoi predecessori avesse contribuito a sempre più scemarne il credito, nulla di meno quel nome d’imperatore romano lusingava la vanità di gran parte degl’ Italiani e ne derivavano diritti di suprema signoria, specialmente nelle terre già a Carlo Magno appartenenti. Così avvenne che i Veneziani stessi, a meglio assicurarsi nei imovi possedimenti nella Marca Trivigiana, mandassero a quell’ imperatore tre ambasciatori, Lorenzo Celsi, Marco Cornaro e Giovanni Gradenigo (1), pei quali aveano ottenuto un salvo condotto in data di Eatisbona anno 13 del suo regno (2) (1359). Erano essi incaricati d’ ottenere, giusta il costume del tempo, 1’ infeudazione di quelle terre (3), ma tali erano le pretensioni del monarca, che fu uopo alla Repubblica richiamare i suoi ambasciatori, rimanendo il) Furono eletti il 5 nov. 13G0 con 300 lire al mese per ciascuno per tre mesi, e dopo questi con sole L. 50 ; ed abbiano seco un notaio, un famulo, quattro damicelli, tre altri giovani per ciascuno, un interprete, uno spenditore, un cuoco dando ad ogni damicello per una veste D. 8 d’oro, e possano spendere per ciascuno I). 5 il dì ed il salario dei detti impiegati sarà oltre la somma ad essi concessa. L. M. C. t. XIV, p. 29. (2) Cvmmem. V. (3) Varie cronache dicono lo scopo dell’ ambasciata essere stato quello di conciliarsi 1’ animo dell’ imperatore, e ritirarlo dalle suggestioni dei duchi d’Austria mostratisi avversi ai Veneziani. Che si trattasse invece dell’infeudazione è dimostrato dal fatto, che più tardi la ottennero al tempo del doge Foscari, come a suo luogo sarà dimostrato.