125 Cosi ingrossato l’esercito, aperte le fonti di nuovi sussidii, volgevasi Pietro de Rossi alla conquista di Treviso, e accampò nel borgo de’ Santi Quaranta ; nel tempo stesso assalivaia M. Zen da altra parto, e tre borghi vennero in loro potere, ma Ribaldo podestà faceva ancora buona difesa. Ebbero i Veneziani anche Noale, e i signori da Candia si misero sotto la loro protezione. Nello stesso tempo i Visconti e i Fiorentini dovevano assalire gli Scaligeri a ponente, i Gonzaga e gli Estensi a mezzodì, i due principi Carlo e Giovanni a tramontana. Mastino in tanto pericolo delle cose sue s’adoperava ad assoldare mercenarii tedeschi nella Baviera ; ma già Verona stessa era minacciata, quando Luchino Visconti, invece di accettare la battaglia offertagli dallo Scaligero, nella notte precipitosamente si ritirò. Sulla causa del qual fatto varie corsero le opinioni, attribuendola alcuni alla scoperta d’una trama ordita dai suoi Tedeschi d’accordo con quelli dello Scaligero, da altri alla politica di Luchino di non ingrandire di troppo i Veneziani, onde non avere un dì a temere da essi, ciò che testò avea temuto da parte degli Scaligeri : altri infine pensavano essere stata accortezza di Luchino di non arrischiare in una battaglia campale 1’ esito già sicuro della guerra (1). Comunque però si fosse il motivo di quella improvvisa ritirata, Mastino ne riprese animo, s’avanzò verso il territorio di Mantova, e già disegnava assalire improvvisamente i Veneziani sotto Padova, quando gli andò fallito il disegno, e si vide obbligato di ritirarsi di nuovo a Verona. Pensò allora di tentare le vie d’un accomodamento, al quale oggetto mandò in qualità di suo ambasciatore a Venezia Marsilio di Carrara, non riflettendo che mal appoggiava gl’ interessi suoi ad uno che di signore di Padova egli (1) Carolilo, Morosini, Diedo ecc.