207 mandati ambasciatori, i quali ebbero lieta accoglienza. Volle anzi venire egli stesso a Venezia ove onorato, festeggiato, prese stanza in un suo palazzo che avea contiguo alla chiesa di s. Poto, e la pace fu segnata il 7 giugno 1358 ( l) regolandosi specialmente le materie dei sali. Ma poco tardarono a sorgere nuovi semi di scontentezza, poiché Francesco non guari dopo volse il pensiero ad erigere due fortezze, l’lina sul canale del Bacchigli one che conduce a Chioggia, a cui diede il nome di Castelcaro, l’altra detta di Purto nuovo sul canale del Brenta che va a Venezia. I Veneziani opposero dal canto loro un castello a s. Ilario di Lizza-Fusina. Pretendeva il Carrarese, essere di sua spettanza quel terreno, non avere i Veneziani diritto di fabbricarvi, e inacerbendosi sempre più gli animi, attese a maggiormente fortificarsi, costruendo una rocca presso alla torre di Eccelino a porta Saracinesca, ed un’altra a santa Croce, restaurando o rifabbricando le mura ed altre fortificazioni erigendo in altri luoghi del territorio. Gli ambasciatori padovani giunti a Venezia ebbero per conseguenza 1’ ordine di prontamente ripartirsene, e tutto volgeva alla guerra (1360). Tuttavia le cose furono, almeno pel momento, condotte ad una composizione, non credendo Francesco da Carrara il tempo opportuno a romper guerra, mentre l’Italia era tutta sossopra per le ambizioni di Galeazzo e Barnabò Visconti, per le imprese del cardinale Egidio Albornos in Romagna a ridurre questa provincia di nuovo sotto il potere del papa, per le devastazioni che ovunque commettevano le compagnie di ventura assoldate da varii principi e Stati italiani a dilaniare le viscere dell’ infelice patria comune. Storia di confusione e di dolore : in cui la politica variava (1) Parta V, 163 e Cod. CLXIX, ci. VII.