155 Tuttavia questa fu sospesa da gravi sciagure che colpirono l’anno seguente Venezia. E prima il 25 gennaio fu gran tremuoto, le cui scosse per più giorni si rinnovarono, caddero case e campanili, si seccarono canali, era grande lo spavento. Poco poi sopravvenne quella terribile peste che nel 1348 corse tutta Europa e di cui il Boccaccio ci lasciò sì maestrevole e commovente pittura ; erano i medesimi casi, i medesimi orrori da per tutto ; in mezzo alla strage, alla disperazione, ogni social vincolo si scioglieva ; ogni interesse, ogni umana cura, che quella non fosse della propria sanità, era in abbandono. Il Maggior Consiglio avea eletto invero fino dal penultimo marzo di quell’anno 1348 tre savii per provvedere alla conservazione della città (1), e ai modi di ovviare alla diffusione del contagio dai luoghi vicini, e furono Nicolò Venier, Marco Quirini, Nicolò Belegno. Ma ogni loro sforzo per impedire le comunicazioni tornò vano, impossibile essendo che per le tante bocche le quali mettono nella Laguna, qualche persona, qualche roba infetta non penetrasse, e così avvenne che si svilupasse la pestilenza anche in Venezia e con terribile mortalità. Assegnavansi luoghi per la sepoltura de’ poveri (2 apr. 1348) e di quelli che morivano agli spedali, affinchè non rimanessero insepolti, viemaggior-mente infestando 1’ aria (2) ; si destinavano barche pel trasporto dei malati e dei morti ; ordinavasi che le fosse si ca- 1) Raccolta Leggi M. C. e Spiritus 383. (2) « E fu di bisogno mandare a seppellire i corpi a s. Giorgio d’ Alega, a s. Marco Boccalame, a s. Lionardo di Fossaruola e a s. Erasmo e tanto era la quantità de’ morti che venivano sepolti 1’ un sopra l’altro ne’cimiteri e appena coperà. E fu preso d’alzare i cimiterii. E molti morivano senza penitenza e senza esser veduti. E tutti si tenevano ascosi per paura l’un dell’altro. E fu proveduto di mandar attorno pei sestieri piatte (peate) gridando Corpi morti e che coloro che aveano morti in casa, li dovessero buttar nelle piatte sotto grandi pene ». Sanudo Cronaca e Spiritila, pag. 383, 384, 386.