193 doge di Venezia decapitato per tradimento da lui ordito a ruina e distruzione della città di Venezia e del suo popolo, iu convocato il Consiglio per le faccende e le provvisioni concernenti il doge futuro ». Con queste solenni parole registrava il Maggior Consiglio nelle sue leggi 1’ abbominevole fatto (1). Procedeva quindi all’ elezione dei soliti Correttori, poi degli elettori del nuovo doge, che fu Giovanni Gra-denigo da s. Polo, detto Nasone, il 21 aprile 1355, uomo che già toccava il settantesimo anno di sua età, ma zelantissimo, come dice il Caroldo, della Repubblica e della patria sua. E difatti la prima opera del nuovo doge fu opera di pace. Ei ben s’avvide che era tempo ornai di por termine a tante stragi fraterne con Genova ; Genovesi e Veneziani per tali guerre indebolirsi egualmente ; soffrirne il commercio, languire i sudditi ; onde aderendo agl’ inviti del duca di Milano, mandò tosto colà ambasciatori della Repubblica, Benintendi de’Ravegnani cancellier grande e Raffaele Caresini notaio ducale, autori amendue di cronache accreditatissime : vi mandò Genova Andreolo da Mari, Tommaso da Levante, Tommaso Grillo e Giorgio de’ Marchesi. Dopo lunghe conferenze fu finalmente concluso il trattato di pace tra le due repubbliche il 1.° giugno, pel quale stabilivasi la reciproca liberazione dei prigionieri, e la comun sicurezza: compenserebbero le parti scambievolmente i danni recatisi fin dal 1299, giusta la sentenza che sarebbe a pronunziarne il Visconti ; si asterrebbero per tre anni di navigare alla Tana ; i Genovesi non entrerebbero con navi armate nel golfo, ma solo con bastimenti mercantili, nè aiuterebbero per modo alcuno i ribelli di Venezia ; i Veneziani dal canto loro non andrebbero con navi armate da Porto Pisano a Marsiglia, in favore dei nemici di Genova : (1) Libro Novella pag. 82. All’ Archivio. Gio Gra-denigo, doge LVI, .1355.