127 Altri articoli poi concernevano particolari interessi dei Veneziani, come : che Marsilio divenuto signore di Padova non potesse fare alterazione alcuna in materia di dazi e gabelle ai cittadini veneti e fiorentini, nè nei prodotti delle terre che tenevano nel territorio padovano, nè nelle merci, tenendo fermo quanto era stato stabilito allorché Padova si reggeva a comune; liberi fossero l’uso ed il godimento dei prodotti dei possedimenti veneti nel Padovano, tanto laici, quanto ecclesiastici, ed esenti da gravezza nella loro estrazione per Venezia, Marsilio ed il Comune di Padova sarebbero tenuti a difendere e guarentire quello di Venezia con tutte le loro forze contro qualsivoglia persona e terra e in qualunque siasi molestia od attacco che il detto Comune di Venezia potesse avere da parte di mare o di terra (1). Mentre questi segreti maneggi venivano a conchiu-sione, Mastino dal canto suo, rotta ogni trattativa, avea ripresa con vigore la guerra. Ad un tratto giunsegli la notizia essere Brescia assediata dal Visconte. Costretto allora a volgersi a quella parte, affidò la difesa di Padova al fratello Alberto. Ma già il dominio Scaligero in quella città toccava al suo termine. Stava il de Bossi accampato innanzi alla porta Santa Croce ed apprestavasi ad abbatterla, quando per segreta intelligenza coi Carraresi, partitosene improvvisamente una notte con cinquecento tedeschi, si recò alla porta di Ponte Corvo (2) e trovatala aperta entrò nel Borgo (3 agosto 1337), passò l’altra porta di santo Stefano alla seconda cinta di mura, e giunse fino alla piazza senza trovare opposizione. Colà attendevanlo i Carraresi ed il loro partito che lo salutarono con vive acclamazioni. Alberto tentò (1) Gli articoli di questo trattato non furono finora riferiti esattamente ; neppure dal Cittadella nella sua Storia dei Carraresi I, 452 che li trae dal Villani. (2) Cittadella, jSt. dei Carraresi I, 144.