278 portato in trionfo al palazzo, agli evviva del popolo modestamente rispondeva : viva s. Marco. Volle prima di tutto fare le sue devozioni in chiesa, indi presentato al principe e alla signoria, fu con molto onore accolto, ed il doge con gravi ed affettuose parole gli manifestò la confidenza che ognuno metteva nel suo valore (1), il quale non avrebb’egli potuto più nobilmente impiegare che in prò’ della patria ; 1’ affetto or dimostratogli da tutt’ i suoi concittadini obbligarlo a mettere in obblìo ogni passato accidente, solo adoprando tutto l’ardore a mostrare coi fatti, preporre egli il bene della Repubblica al risentimento privato. « Risarcirà la vostra savia condotta, così continuava, le iatture sofferte, e vendicherà non le offese che possa credere di aver tocco dalla nostra giustizia, ma quelle che la patria ha ricevuto dai vittoriosi nemici, e più saprà ricordarsi della grazia presente che della giustizia passata ; per far ismentire la quale or la fortuna vi somministra così bell’occasione in cui potrete col vincere il nemico discreditare le accuse e rendervi obbligata la patria, quanto voi stesso siete a quella tenuto (2) ». Al che rispose il Pisani : essersi egli sempre accomodato alle pubbliche deliberazioni, aver sempre riverito i pubblici decreti ; che non volea nè dolersi nè ricordar le cose passate, ma solo procurar con azioni degne di sì gran patria, corrispondere a quella fiducia di che veniva onorato (3). (1) Paolo Morosini, p. 327. (2) Cod. LXI, Cl. VII it. (3) La Cronaca Delfina Cod. DCCXCIV racconta : * Fu tratto di carcere e allora tutti gridavano : Viva Vettor Pisani e M. lo doso vene in chao de la scala e toccò la mano al dito Vettor Pisani menandolo a lo aitar grando de la chiesia di s. Marco e li dete il Gon-falon... e fo accompagnato a casa con gran trionfo ». Il Caresini, continuatore del Dandolo, e contemporaneo, nulla dice di questa liberazione forzata del Pisani e solo lo nomina capitano generale insieme col Giustinian.