370 il popolo cantava alla elezione del doge Lorenzo Tiepolo. Codeste poesie popolari andarono sciaguratamente perdute, e cedettero il luogo nel trecento alle provenzali di Bartolomeo Giorgi o Zorzi, alle italiane e latine di Giovanni Qui-rini, 1’ amico di Dante (1), di Giovanni e Bernardo Fosca-rini, di Bonaventura Baffo al quale il Petrarca indirizzò una sua lettera (2), di Jacopo Valaresso, autore di laudi spirituali, di Prete Pisani (3), e d’ altri. Al paro delle prime poesie, il tempo c’ involò le prime cronache più volte accennate dal Dandolo ; ci rimangono per altro, ma in latino, la così detta Sagornina e l’Altinate; poi del secolo XIV, oltre al Dandolo quella del Caresini suo continuatore, di Lorenzo de' Monaci, e altre parecchie che sono fonte preziosissima pel racconto degli avvenimenti dei primi secoli. Così non v’ era ramo di scienza che già in quel secolo non fosse in Venezia coltivato, e a ciò contribuir doveano naturalmente le buone scuole, dell’ esistenza delle quali abbiamo indubbie memorie. Un maestro Corbacino teneva scuola di grammatica nella cella di s. Polo (4) ; un maestro Serafino leggeva stipendiato dal Comune le decretali (5), un magister Andrea è detto rector sdiolarum (6), e gli studenti allontanatisi dall’ università di Padova e di Bologna per le guerre e le discordie civili che agitavano quelle città, frequentavano in Venezia le lezioni di Ubertino da Cesena (10 gennaio 1318) (7). Fu infine Venezia la prima fra le città italiane a coltivare la greca letteratura, e già dal (1) Agostini, Degli Scrittori Veneziani. (2) Ibid. (3) Cicogna, Iscrizioni VI, p. 146. (4) Libro Neptunus, all’ Arob. p. 184 t.° (51 Magnus e Capricornus 116. (6) Misti 1380, p. 94. (7) Leges M. C. t. VI.