2 LG tinopoli, nella quale merita speciale considerazione il nuovo accordo circa al possedimento de’ beni stabili. Aveano fino allora goduto i Veneziani piena libertà di acquistare case e terre in tutto 1’ impero, ma essendo esenti da balzelli, ne veniva grande pregiudizio all’ erario ; il gran numero inoltre di possedimenti che così si trovavano in mani . straniere destava invidia é gelosia nei Greci, e la Repubblica stessa non vedeva di troppo buon occhio quelle grandi possidenze dei proprii sudditi fuori dello Stato, le quali per potenti interessi avrebbero a poco a poco potuto dalla patria alienarli. Laonde non si mostrò restia ad acconsentire di limitare pel momeneo gli acquisti dei Veneziani negli Stati imperiali, risei’bandosene però sempre il diritto e giustificando 1’ attuale provvedimento con considerazioni di benevolenza verso l’impero (1). Fu eziandio ridotto a quindici il numero esorbitante di taverne che i Veneziani tenevano a Costantinopoli vendendo il vino al minuto senza dazio, con altro grave danno dell’ erario ; all’ incontro con-cedevasi dall’ imperatore la libera introduzione del frumento estero senza alcuna gabella. Così adoperavasi la Repubblica a mantenersi in buoni rapporti con Costantinopoli, mentre i Genovesi, tornati in libertà e governati dal doge Gabriele Adorno, uomo d’alto ingegno e di forte indole, potevano far temere nuova rottura, anzi già alcuni eccessi aveano commesso alla Tana e nel mar Nero (2). Nello stesso tempo la Repubblica, sempre (1) Quod licet nos Dux et comune Venetiarum manifeste Jiabea-mus per formarti treguarum novarum et veterarum, quod liceat nostris emere libere domos, campos, zardinos et jjossessiones in Constantino-poli et in imperio : tamen cognoscentes staturn presentem Imperli sui ut cognoseat bonam dispositionem nostrani ad ejus conservationem... Il doge Gelsi non porta altro titolo nel trattato che quello di Dux Venetiarum. (2) Misti 8 agosto 1362, p. 99.