86 pitani di ventura: erano alcuni nobili che per valore, per iscaltrezza, per favor popolare si alzavano al dominio della propria patria, onde la libertà dei Comuni veniva ogni di più a mancare. Di tanta confusione disegnava profittare il nuovo imperatore Enrico di Lucemburgo il quale già entrato in Milano il 23 die. 1310 ed abbattutovi il partito guelfo dei Torriani, favorendo invece i ghibellini Visconti, proseguiva il suo viaggio, quando trovò duro impedimento nella rivolta di Brescia. Molta fatica costò ai Tedeschi il domarla, pur alfine arresasi per accordo, Enrico si volse a Cremona, indi per Genova a Roma per la sua incoronazione. Avea già spedito fino, dall’anno precedente un suo ambasciatore Gerardo Siefrido a Venezia colla notizia della sua venuta in Italia, e domandando di essere ricevuto e riconosciuto come imperatore romano e re di Germania ; mandasse perciò la Repubblica un’ eletta comitiva ad onorarlo e trattare con lui della pace d’Italia e udire la sua volontà ; sospendesse ogni guerra fino al prossimo Ognissanti ; si apparecchiasse a rendergli quei servigi e adempiere a quegli obblighi che spettassero al Comune verso l’imperatore. Questa lettera fu stimata, com’ era veramente, troppo superba (1), ed il doge, allora tuttavia Pietro Gradenigo, rispondeva : molto congratularsi della venuta di Sua Maestà in Italia, riconoscerebbonlo i Veneziani : manderebbero gli ambasciatori e i navigli occorrenti se volesse fare il tragitto per mare ; non aver essi guerra con nessuno, solo esservi tuttavia qualche differenza col papa, ma speravasi 4» (1) Leggesi nel Gommem. I, p. 162, in seguito ad una lettera di Alberto imperatore alla repubblica di Venezia, la seguente osservazione : Notandum est quod prediate litterae fuerunt registratele ad viemoriamquodipse rege tenebatpulcriorem stilum in scribendodomino duci quod faciet iste reec Henricus qui intravit Lumbardici a. 1310.