199 sodio dalle truppe ungheresi in Treviso. Furono perciò delfino ' mandati Andrea Contarini e Michiele Falier col cancellier do|ggQ1L grande Benintendi de’Ravagnani a domandare al re Lodovico un salvo condotto pel nuovo capo della Repubblica, e tentare in pari tempo qualche via d’accordo, ina inutilmente. Treviso, animato vieppiù dalla presenza del doge, continuò nella sua vigorosa resistenza, e il re, vedendo alfine tornato vano il suo assalto dalla parte del Borgo dei Santi Quaranta, perdute le sue macchine, entrata la scontentezza nelle truppe, deliberò di partirsene senza voler pur vedere gli ambasciatori, ma lasciando un esercito abbastanza numeroso a continuare 1’ assedio. Il Delfino poi passato intanto d’intelligenza per secreti messi colla sua patria, uscì d’improvviso con buon corpo di truppe da Treviso e si ridusse felicemente a Mestre ; colà ricevuto da dodici nobili fu onorevolmente condotto a Venezia, ove fece il suo ingresso il 25 agosto in mezzo agli applausi del popolo (1). Grande appoggio agli Ungheri veniva dal Carrarese, il quale per tal modo macchiavasi d’ingratitudine verso la Repubblica, e smentiva il suo carattere di principe italiano. Pensò dunque il nuovo doge mandargli tosto un’ambasciata a rannodare possibilmente pratiche d’ accordo, ma il Carrara dava buone parole e non altro (2), stringendosi invece sempre più al re (3), verso il quale obbligavasi perfino d’impedire il passo ai soccorsi che ai Veneziani dovevano (1) « Li detti ambasciatori andò ma non li potè parlar, perché subito si partì (il re) per consegio de suoi baroni e tornò in Ongaria non movendo però 1’ assedio d’attorno Treviso. Il predito messer Zuane eletto doxe con homeni C de cavalli e OC pedoni, io accom-pagniado a Venezia». Cronaca del Trevisan contemporaneo. (2) Caroldo. (8) Simon Dandolo fu espressamente mandato al Carrara per ottenere che non vettovagliasse gli Ungheri, ma invano. Cod. CLXIX, Ambasciatori a' Principi.