— 344 — Nell’anno 1862, Mehemed pascià eresse le batterie di Golobrdo e di Canj ed un Blockhaus a Susanj superiore. — Il forte di Nehaj è riprodotto sul suggello comunale, quale stemma del presente comune politico di Spizza. — Esso domina tutto il territorio; a cavaliere di un inaccessibile dirupo, guarda da una parte il mare, dall’altra la valle. — Grigio, fra colossali macigni, coi suoi spaldi sempre robusti, evoca visioni di secolari battaglie, con turchi, albanesi e montenegrini. — Nehaj, non è fortezza così importante, come sembrerebbe a prima vista, perchè dominata dai circostanti monti, e specialmente dal Veligrad. Nella fantasia popolare viene però ritenuta inespugnabile, e si ricorda come tale nelle leggende eroiche e nelle poesie nazionali. — Al suo possesso, ritiensi inerente il diritto di Sovranità sull’ intero territorio. Per quanto concerne /’ amministrazione, va rilevato quanto segue : Sotto i Turchi ed i Montenegrini, il regime Comunale era affidato ai sette capivilla del territorio. — Ogni capovilla aveva un pezzo di suggello con una lettera iniziale, e, quando si deveniva ad un conchiuso, venivano i sette pezzi uniti in un solo suggello, che sul relativo atto veniva impresso qual segno di unanime consenso. Giusti dati ufficiali, stabiliti nei primordi dell’occupazione austriaca, il territorio di Spizza sotto il governo turco 11011 era in massima assoggettato ad imposta fondiaria. — Nel 1870., il Pascià fece descrivere tutte le terre di quel territorio e tenere ad ogni singolo proprietario un atto ufficioso stampato, dinotante il rispettivo possesso, in corrispettivo di che dovettero i proprietari pagare 4 grossi (circa 40 soldi) per ciascun terreno. — Era una rinnovazione ufficiale dei documenti di proprietà, e per quanto consta il primo catasto di quel territorio. Gli Spizzanotti occidentali, facendosi scudo della loro povertà, erano tenuti solamente a prestazioni personali. — Gli Spizzanotti orientali all'incontro, ed in ispecialità quelli di Susanj, pagavano un imposta sui prodotti principali, in ragione dal 5 al 10 per cento, giusta una tariffa di valore variante di spesso a capriccio, e che per 1’ olio, vino, acquavite e grano, veniva particolarmente calcolata e controllata colla quantità delle macine, torcili, lambicchi, moliiii ecc., diffalcando però quanto trovavasi necessario per i bisogni di casa della rispettiva famiglia — Alcuni invece pagavano una somma fissa annua, di 1000 fino 2000 grossi, quale aver-suale d’imposta, senza riguardo alla qualità e quantità dei prodotti, con che andavano esenti da ogni altro pagamento. Sugli stabili, gli abitanti non pagavano nulla, e quindi non vigeva alcuna imposta, che corrispondesse al casatico, sia fassionale, sia classificatorio. — Pagavano bensì una specia d’imposta industria e rendita, cui