— 184 — ed il „Rationalis rei privatae per Dalmatiam“ ragioniere dei fondi privati imperiali. C’ erano a Salona due legioni di 6000 uomini, senza contare le truppe ausiliarie. Erauvi le fabbriche ; „salonitana armorum“ e dei tessitori per panni militari, ecc., e parecchi depositi. — Giulio Cesare, fece Salona capitale della provincia romana e ne fu il primo proconsole e come tale risiedette per parecchio tempo a Salona. l'amministrazione Comunale era condotta dal Consiglio municipale (,,Orcio decurionum“) e dalla prepositura („duumviri, quattuorviri") ; la cittadinanza era inscritta alle tribù Sergia o Tromentina. — I nuovi coloni erano veterani dell’Italia, provveduti dalla munificenza di Augusto. — D’istituti sacerdotali, avanti l’era cristiana, va notato il „Collegium Se-rapis“ ; di consorzi industriali, particolarmente il „Collegium fabrorum“. — Apostoli del Cristianesimo, sarebbero stati San Tito e San Doimo, il quale ultimo, avrebbe fondato il vescovado di Salona e sofferto il martirio. Giacché, in nessun altro luogo in provincia il conflitto fra il paganesimo ed il cristianesimo fu tanto fiero; ed i campi di Salona furono tutti impregnati del sangue dei martiri cristiani.*) Salona divenne la matrice di tutte le chiese cristiane dalmatiche. — Sparito il dominio romano, era rimasta la chiesa salonitana la prima e la più illustre dell’occidente balcanico. Nell’anno 461, il patrizio Marcellino si era proclamato re di Dalmazia e dopo di lui suo figlio Julius Nepos. — Ambidue dimoravano a Salona, dove anzi l’ultimo di questi perdette la vita (anno 480). — Dopo vengono i Goti, con Epifanio ,,vir, senatòr, consularis provinciae Dalma-tiae“ luogotenente di Federico, re dei Goti orientali (493-526). Per venti anni (535-555), con varia fortuna, combatterono i Goti con l’imperatore di Bisanzio, Giustiniano, pel possesso di Salona e della Dalmazia. L’impero greco, debellati i Goti e conquistata l’Italia, venne in possesso anche della Dalmazia, che governava mediante proconsoli, fra cui nel 598 ricordasi uno di nome Marcellino, che risiedeva a Salona, immediatamente avanti la sua distruzione. — Cominciando dal 600, i popoli slavi sempre più s’imponevano alla Dalmazia romana. I profughi Salonitani rifugiaronsi nel palazzo di Diocleziano, e per le vicine isole. — I re croati, sulle rovine di Salona e nei dintorni, dotarono riccamente le abbazie benedettine di San Pietro, Santo Stefano, San Mosé e Santa Maria. *) La Cappella di San Cajo, Santuario di devozioni paesane, verso il confine di Castel Sucurac, lia un sarcofago colle fatiche di Ercole che sostiene l'altare. Contrasto simbolico, che esprime — forse senza volerlo — il grande concetto della prevalenza della chiesa cristiana, sul mondo pagano.